30. Qualcuno pensi ai bambini! 

14.04.2020

È evidente che ci poniamo di fronte ai problemi secondo le nostre esperienze ed in fondo è anche normale misurare le cose con il proprio metro. Ma quando questo avviene nello scontro politico, quando queste interpolazioni tra politica e vita civile portano i bambini al centro del dibattito, beh bisogna stare attenti, misurare le parole, muoversi con i proverbiali piedi di piombo. Cosa che una certa parte della politica ha "dimenticato" (e voglio essere buono) di fare.

Tutti sembriamo concordi nell'affermare che i bambini sono il nostro futuro, che dobbiamo prendercene cura, che dobbiamo proteggerli, ma il punto è: quali bambini? Sono tutti uguali ai nostri occhi? Certo, vi sento rispondere. Ma allo stesso tempo vi state chiedendo se non voglia partire con il solito pippone "buonista" sui diritti dei bambini. In realtá è come se vedessi un disegno, una trama intorno agli interessi dei bambini che è intessuta di ipocrisia, falso moralismo, profonda incomprensione e mero utilitarismo della tematica. Una doppia (se non tripla) morale che vede in primis i politici fare tutto e il contrario di tutto; e se questo è plausibile (ma solo in parte) in politica, non cosí dovrebbe essere per le questioni civili.

"Ieri sera mia figlia mi ha chiesto 'perché quel signore in televisione ce l'ha con te e ti insulta?'. Le ho risposto, lascia stare, è Pasqua, perdona...". Lo ha detto al Tg1 in diretta il leader della Lega Matteo Salvini a proposito delle parole di venerdì 10 aprile del premier Giuseppe Conte, utilizzando il topos dei bambini che chiedono conto ai loro papà politici delle posizioni dell'avversario di turno, come ha già fatto piú volte. Lo stesso salvini ultimamente ha postato sempre di più le fotografie di sua figlia sui social network. Una strategia piuttosto discutibile. Anche perché, quando ci fu l'episodio dell'altro suo figlio sulla moto d'acqua della Polizia ripreso da un giornalista di Repubblica, proprio lui aveva polemizzato sull'utilizzo dei minori per far passare messaggi politici. La cosa mi ha fatto pensare parecchio. Non tanto per chi ha fatto questa affermazione (conosciamo nel male e nel peggio il soggetto), ma sul modo in cui i bambini oggi vengono strumentalizzati da tutti gli schieramenti politici senza esclusione di colpi.

Ricordate le tristi vicende di Bibbiano scoppiato in piena campagna elettorale per le reginali in Emilia-Romagna? Di quel periodo mi resta negli occhi l'immagine di Giorgia Meloni con il suo selfie sotto il cartello stradale che indica "Bibbiano" e la didascalia: "siamo stati i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via". E le maglie con su scritto "parlateci di Bibbiano" o ancora l'esposizione di una bambina "strappata alla madre" fatta da salvini durante un comizio a Pontida. Strumentalizzazioni certo, perché all'atto pratico nessuna proposta seria è stata avanzata dalle opposizioni (ma neanche da parte del Governo) per risolvere il problema delle adozioni. Ma a questo ovviamente nessuno guarda, presi dalle incombenze quotidiane e storditi dalle urla dei galli nel pollaio.

Ma tutto questo sdegno, questo accanimento in difesa dei bambini, porta realmente ad un reale interesse alla felicità dei piú piccoli? Soprattutto, guardiamo realmente a quelli siano i diritti di un bambino? Diciamo sempre che i piccoli hanno bisogno di affetto e amore, di cure e di sostegno. Ma poi è vero che lottiamo affinché abbiano ciò? Forse e non tutti. Mi viene da pensare per esempio ad una coppia di papà Carlo Tumino e Christian De Florio, padri di due gemelli eterozigoti, avuti con maternità surrogata. I due hanno aperto un blog che si chiama "Papà per scelta", nel quale raccontano i molteplici aspetti della genitorialità secondo la loro esperienza. I loro figli crescono felici e sono circondati da affetto, ma sulla pagina dei due su Facebook, l'odio della rete li sommerge ad ogni post. Odiati come tutte le famiglie arcobaleno, perché non importa se i bambini crescono in un ambiente sano, felici, spensierati, accuditi amorevolmente. No, l'importante è che abbiano una mamma e un papà. Ma di cosa stiamo parlando allora? Per assurdo gli stessi che gridano allo scandalo di Bibbiano, sarebbero pronte a strappare a Carlo e Christian i loro bambini, e solo per consegnarli ad una coppia "normale". Perché mamma e papà possono essere anche dei delinquenti, ma due padri lo sono di sicuro, deleteri per dei bambini. "Qualcuno pensi ai bambini" tuona una signora con una immagine di Gesù come foto profilo "bruciate questi f****i!". Perché la famiglia è solo quella tradizionale, anche dove ci sono violenze e soprusi. Sempre meglio di crescere con due papà o due mamme. E questo la dice lunga su quanto davvero ci interessi il bene dei piú piccoli.

Perché è innegabile ormai che ci siano figli e figliastri. Molto dipende anche da dove nasci. Prendiamo per esempio il caso dei figli di immigrati regolari nati qui in Italia. Ricorderete la storia dei due ragazzini di origini straniere che a San Donato Milanese salvarono i loro compagni di classe durante una gita in pullman. Allora si riaprì brevemente il dibattito sullo Ius Soli, tema che divide la popolazione che ignora completamente come funzionino certe dinamiche. Stiamo parlando di bambini che nascono, vivono, studiano e lavorano qui, che sono italiani come me e come molti di voi che mi leggete. Eppure, non hanno documenti, hanno il permesso di soggiorno e sono considerati stranieri. Credete che questo sia giusto? Li trattiamo come appestati, li ghettizziamo sin da piccoli, li bullizziamo negandogli il diritto alla cittadinanza. In questo caso la doppia morale è piú evidente che mai. Nessuno vuole considerare questi bambini e ragazzi italiani come noi, ma lo sono di fatto, anche se giuridicamente, grazie sempre ai soliti benpensanti, non lo sono. Non sono anche loro bambini da proteggere?

E non lo sono anche quelli che muoiono in mare durante le traversate del mediterraneo (e chissà quanti ne muoiono nei lager libici o durante la traversata del deserto)? E i bambini delle guerre delle dittature africane sovvenzionate dalle nostre multinazionali? E che dire di quelli morti in Siria per le guerre di potere per il controllo dei condotti petroliferi? Ma no, quelli sono bambini lontani, non sono i nostri bambini, italiani, bianchi, cristiani. Quelli sono pericolosi, ci odiano, vogliono solo il nostro spazio, la nostra terra, cresceranno delinquenti. Quei bambini non meritano nessun rispetto. Non meritano il nostro tempo, meglio investirlo per lottare contro l'aborto: quello sì che è un omicidio. Cosí oggi ci sono organizzazioni cosí dette "pro vita" che lotta contro il diritto all'autodeterminazione delle persone ma che non muovono un solo euro per lottare contro le guerre, la fame, le carestie. Che difendono un qualcosa che non è ancora vita ma che lasciano morire senza un fiato bambini veri, reali, sofferenti e piangenti. Eccola ancora l'ipocrisia della nostra civiltà sui bambini.

"I bambini sono il nostro futuro, difendiamoli!" tuonano politici e persone comuni. Ma poi li lasciamo fuori da ogni spazio, emarginati, divisi e se solo alzano la testa siamo pronti ad etichettarli come bimbominkia, inconcludenti, immaturi. Il movimento #fridayforfuture è un esempio lampante. Da quando ha parlato al summit sul clima all'Onu Greta Thunberg è al centro di un bombardamento a tenaglia senza precedenti. Le parole che spesso sono usate per bullizzarla sono venate da misoginia e rabbia maschile. Eppure, è solo una ragazzina e non un nemico pubblico. Gli attacchi arrivano a Greta soprattutto dalla destra conservatrice americana e da lì si sono poi diffusi a macchia d'olio nel resto del pianeta. Di lei è stato scritto di tutto, che è una ragazzina manipolata, mentalmente malata, un prototipo nazista da propaganda, proprio come quelle bambine che usava Goebbels, brutta, cattiva, una indemoniata, uscita da un campo di rieducazione maoista e persino una possibile vittima di abusi sessuali. Definizioni che circolano sui social in qualsiasi lingua. Persino il presidente Trump l'ha dileggiata personalmente con messaggi su Twitter dal tono sarcastico. E gli attacchi si estendono anche a chi sostiene il suo messaggio. Ad ogni richiesta, manifestazione, protesta, la levata di scudi degli adulti è incredibile: invece di pensare che hanno ragione, che i nostri figli ci chiedono aiuto, ci chiedono speranza, ci chiedono di dargli un mondo migliore, ipocritamente tutto noi adulti non siamo capaci di fare altro che sminuire loro e le loro idee, archiviandole come utopiche, irrealizzabili.

Forse è il momento di capire che i bambini sono davvero il nostro futuro e che dobbiamo fare tutto il possibile per farli stare bene, per dargli un mondo migliore. Ma che questi diritti vanno estesi, non limitati. Perché l'umanità di domani dipende sempre e solo dal modo in cui tratteremo oggi i nostri bambini.