21. Il metodo Erdogan

05.04.2020

Chi è Recep Tayyip Erdogan, l'uomo che da quasi 20 anni regge le sorti della Turchia? Un interessante articolo di Inside Over lo descrive come un uomo legato fin dalla giovane età al mondo islamico piú integralista grazie ad una educazione ferrea in tal senso fattagli impartire dal padre. Ma è anche il figlio di un processo di laicizzazione forzata della Turchia che ha portato a ben 4 colpi di stato negli ultimi 50 anni. La figura di Erdogan è sicuramente complessa e sfaccettata, ma è importante conoscerlo meglio sia perché la Turchia è un paese chiave nello scacchiere geopolitico del mediterraneo e nel contesto europeo, si perché è il perfetto esempio di come i diritti non sono mai acquisiti in una nazione e anzi sono costantemente messi in pericolo da ritorni di fiamma sovranisti e populisti. Soprattutto di quelli che, attraverso elezioni regolari e facendo leva sul sistema democratico, accentrano su di sé i pieni poteri, che in un sistema repubblicano sano restano separati e bilanciati.

Durante la sua ascesa politica, prima come fondatore di movimenti vicini alla destra conservatrice islamica, ha espresso dissenso e fomentato attriti con il governo laico centrale. Nel 1994 divenne sindaco di Istanbul vincendo inaspettatamente contro ben noti politici laici con slogan come "andrà tutto bene se Dio vuole" e "la voce delle masse silenziose". Questo, unito ad una vittoria importante dei partiti di destra, fece suonare l'allarme tra le istituzioni laiche. Erdogan fece aumentare le loro preoccupazioni quando vietò la vendita di alcolici nei caffè della città e nei ricevimenti, affermando, secondo quanto viene riferito: "Non sono solo il sindaco di questa città ma anche il suo imam". Organizzava anche conferenze a cui invitava figure di islamisti internazionali come Sheik al Murabid che professava il ritorno del califfato e dell'Impero ottomano per combattere il capitalismo. Malgrado i suoi sostenitori fossero molto soddisfatti di Erdogan come sindaco di Istanbul, l'opposizione laica lo accusava di nepotismo, corruzione e di preparare il terreno alla jihad usando le risorse della città. E nel 1997, dopo l'ennesimo golpe atto a "restaurare il carattere laico del regime", le posizioni islamiste costarono a Erdogan la condanna a dieci mesi di prigione e il bando dal pubblico servizio per aver violato la legge sulla laicità incitando all'odio religioso (e per questo dovette dimettersi nel 1998 prima di completare il suo mandato di sindaco di Istanbul). Questo però non fece che accrescere la sua popolarità tra i turchi, tanto che nel 2003, dopo varie vicissitudini politiche, divenne democraticamente eletto primo ministro della Turchia.

Dopo la sua ascesa al potere, Erdogan ha cercato in tutti i modi di convincere l'Occidente di non avere più sentimenti ostili nei suoi confronti. Ha lavorato duramente per darne prova ed è così diventato caro all'Occidente. Ha presentato la richiesta della Turchia di diventare membro dell'Unione europea. Ha cercato di assicurare l'approvazione della permanenza delle truppe Usa di stanza in Turchia durante l'invasione Usa in Iraq, ma non ci è riuscito. Nel 2004 ha sostenuto il piano del Segretario generale dell'Onu Kofi Annan per la riunificazione dell'isola di Cipro. I turco-ciprioti hanno approvato il referendum mentre i greco-ciprioti lo hanno respinto. Ha dato inizio ad un processo di riconciliazione con l'Armenia e a colloqui di pace con i curdi. Ha seguito il piano economico imposto dalle istituzioni finanziarie occidentali, ha governato in inflazione ed ha incoraggiato gli investimenti stranieri. Ha anche portato grandi benefici alla sua base elettorale assegnando fondi e privilegi, e con questo ha creato una ricca classe media. Questo ha incrementato la polarizzazione tra il campo Islamista e quello laico.

Ma poi qualcosa è cambiato. Come spiega Alberto Mariotti in un suo articolo per la rivista Pandora, il fallimento delle primavere arabe (cui Erdogan aveva dato un primo appoggio proponendo la Turchia come modello di un islam democratico dinnanzi ai partner occidentali e ai manifestanti arabi) e il protrassi della guerra siriana (con conseguente instabilità dei confini tra i due stati e la crescita dei timori su un eventuale rafforzamento dei movimenti indipendentisti curdi), ha spinto il presidente ad abbandonare le velleità di un "regime change". L´ instabilità lungo i confini turchi ha generato un diffuso senso di insicurezza ad Ankara sia per i movimenti di profughi sia per la già citata questione curda, resa ancora più amara dal costante sostegno che gli Stati Uniti hanno continuato a fornire alle forze curdo-siriane. Questo ha anche rafforzato l'unità attorno al leader turco delle componenti più nazionaliste del Paese. Sempre secondo Mariotti, ad imprimere la svolta decisiva, è stato il tentato e fallito colpo di stato per mano di frange delle Forze Armate, in particolare quelle dell'Aereonautica, nel luglio 2016. Erdogan non ha affatto gradito il tardivo e quasi assente sostegno alla propria presidenza da parte dei leader europei e dagli Stati Uniti. Anzi, nei mesi successivi si è configurato un vero e proprio attrito diplomatico tra Ankara e Washington circa l'estradizione di Fetullah Gülen, accusato di essere mandante e mente del colpo di stato. Parallelamente i rapporti con i paesi europei sono andati invece deteriorandosi per il pugno duro usato dal leader come risposta al tentato golpe: una forte repressione su ampi settori della società turca, imprimendo una svolta autoritaria alla non ancora consolidata democrazia anatolica

Questo ha portato a diverse conseguenze, tra cui la cancellazione o soppressione di diritti costituzionali e l'accentramento dei poteri nelle mani di Erdogan, divenuto nel frattempo Presidente della Turchia con ampi poteri tramite le leggi speciali emanate dopo il fallito golpe. Il presidente ha mostrato più volte la sua posizione politica integralista e antilaicista, posizioni messe in atto con leggi liberticide ed autoritrae. Cosí nella Turchia di oggi, il "ruolo" della donna va intesa come dedita alla maternità basandosi sulla religione. Nel 2012, ad esempio, il governo ha cercato di vietare l'aborto, ma ha fallito a causa della resistenza delle donne. Così ha iniziato a diffondere lo slogan «l'aborto è omicidio» e ha limitato il numero di ospedali che praticano l'aborto, rendendo impossibile esercitare questo diritto. Un continuo attacco ai diritti delle donne, inteso a riportare il patriarcato, fino ad arrivare al recente rilancio del matrimonio riparatore in caso di stupro.

Non migliore é la situazione della comunità LGBT: nonostante la legge non vieti l'omosessualità (accettata già dalla fine del 1800 e quindi in pieno impero ottomano), le persone omosessuali non hanno le stesse protezioni di legge di quelle etero. Ciò che manca in Turchia è una legge contro la discriminazione riguardante l'identità sessuale degli individui. Gli atti discriminatori contro i gay vengono puniti molto raramente, ma questo non è solo un problema di lacuna giuridica, quanto invece un problema di percezione in seno alla società del tema omosessualità. in seguito al tentato colpo di stato, il governo ha decretato il divieto di organizzare manifestazioni legate alla presenza di omosessuali in Turchia. La polizia turca ha interrotto la manifestazione "Gay Pride" con la forza, tramite l'uso di proiettili di gomma e lacrimogeni causando decine di feriti

Per quanto riguarda la libertà di stampa, Il presidente Erdogan e il suo staff hanno messo in atto azioni contro la libertà di stampa turca. La base legale per la censura in generale deriva dalle leggi che limitano tutte le espressioni considerate offensive per l'identità turca, e quelle che esaltano l'estremismo politico. Anche l'Istruzione è stata pesantemente colpita specie dopo il colpe del 2017. Più di diciotto mila dipendenti pubblici turchi sono stati licenziati perché considerati "una minaccia alla sicurezza dello Stato". I motivi del licenziamento non sono stati resi noti e non è stata data la possibilità di intervenire in modo efficace. I lavoratori del settore pubblico reintegrati sono stati declassati a mansioni di minor livello e con uno stipendio inferiore, infatti molti insegnanti hanno deciso di lasciare il proprio lavoro. Va ricordato inoltre che solo a Istanbul, dal 2016 ad oggi, 1539 avvocati di alcuni oppositori del regime di Erdogan sono stati arrestati con l'accusa di cospirazione contro le istituzioni subendo un processo legale. Di questi, 580 sono ancora in carcere e 109 sono stati condannati, mentre altri hanno subito torture

Le cose non cambieranno certo ora. A giugno scorso Erdogan ha vinto le elezioni ottenendo un secondo mandato presidenziale, che durerà fino al 2023. Questo significa che, in pratica, da qui alla fine del suo secondo mandato presidenziale, avrà governato sulla Turchia per la bellezza di un ventennio. E questa non è una buona cosa, non soltanto perché avere la stessa persona al potere per due decenni non fa bene alla democrazia, ma anche perché finora Erdogan - soprannominato non a caso "il sultano" - ha dimostrato di volere traghettare il suo Paese verso un modello autoritario