La psiche umana fatica a vivere nel dubbio. Come diceva Voltaire:
"Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo."
Ma il fanatico non si limita a inventare Dio. Se lo cuce addosso come un'armatura. E chiunque non indossi la stessa armatura... è un nemico.
Quando i chiodi storti fanno più rumore del legno buono
di Nicola Accordino

La psiche umana fatica a vivere nel dubbio. Come diceva Voltaire:
"Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo."
Ma il fanatico non si limita a inventare Dio. Se lo cuce addosso come un'armatura. E chiunque non indossi la stessa armatura... è un nemico.
In psicologia sociale, questo fenomeno è legato al bisogno cognitivo di chiusura (Kruglanski, 1996): in situazioni di incertezza, l'essere umano tende ad aggrapparsi a verità assolute, spesso imposte da un'autorità esterna. Il fanatismo nasce lì, dove il pensiero critico viene anestetizzato in nome della "verità rivelata".
Chi è il fanatico? È, spesso, qualcuno che ha trovato nella fede un'àncora identitaria."Chi sono io?" non è una domanda facile. Ma se la risposta è "Io sono parte dei salvati", allora tutto diventa più semplice. Si crea un "noi" e un "loro".
Studi sul fondamentalismo religioso (Altemeyer & Hunsberger, 2004) mostrano che i soggetti con alti livelli di ansia esistenziale sono più propensi a sviluppare visioni rigide del mondo. Non è fede, è una coperta psicologica contro la paura del caos.
Il fanatismo religioso non è un'eccezione della modernità. È un demone antico, travestito da angelo. Le Crociate, l'Inquisizione, le guerre di religione in Europa, l'11 settembre: ogni epoca ha avuto i suoi chiodi storti che facevano più rumore della costruzione silenziosa di chi pregava davvero.
E lo stesso si può dire di certi atteggiamenti contemporanei: come dimenticare il pastore americano che disse, dopo l'uragano Katrina, che era "un castigo divino per i peccati della città"? Oppure i gruppi che ancora oggi credono che curarsi con la scienza sia una mancanza di fede?
Isaac Asimov lo diceva meglio di tutti:
"Il fanatismo religioso è l'opposto della scienza. La scienza è domande senza risposte. Il fanatismo è risposte senza domande."
Non è un caso se i grandi scienziati della storia – Galileo, Darwin, Einstein – abbiano tutti dovuto combattere contro i dogmi. Perché la scienza ti chiede di osservare, dubitare, testare. La religione fanatica ti chiede di credere. E basta.
Eppure la vera spiritualità e la vera scienza non sono nemiche. Sono due occhi con cui guardare il mistero dell'universo. Ma il fanatismo si acceca da solo.
Il fanatismo si traveste da zelo, ma ha il cuore pigro. Raramente lo vedi costruire, aiutare, guarire. Fa proseliti, sì. Ma non fa società.
Viktor Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento, scriveva:
"Chi ha una fede fanatica, ha paura di guardare dentro di sé."
E infatti, spesso il fanatico non ama, non si mette in discussione, non si evolve. Preferisce gridare ai quattro venti che il mondo è corrotto, piuttosto che sporcarsi le mani per renderlo un po' migliore.
Oggi, grazie ai social, il fanatismo ha trovato il suo Eden: l'eco-chamber. Lì dentro, non esiste contraddittorio, non esiste dubbio. Solo riconferme. Like su like. Commenti indignati. Condivisioni indignate. Tutto rinforza la convinzione che "noi siamo i buoni, il resto è perduto."
Eppure Erich Fromm ci aveva già avvisato nel 1941 con "Fuga dalla libertà": molti esseri umani non vogliono davvero essere liberi. La libertà richiede responsabilità, dubbio, confronto. Il fanatismo, invece, offre un'identità chiusa, pronta all'uso. Una camicia di forza venduta come giacca elegante.
Il fanatismo è un grido disperato travestito da certezza. È il bambino che, spaventato dal buio, costruisce una torcia fatta di dogmi, e la punta negli occhi di chiunque non abbia paura come lui.
Ma i veri costruttori del mondo sono quelli silenziosi. Gli scienziati che dubitano. I credenti che servono. I laici che comprendono. I filosofi che si interrogano. I "chiodi dritti" che non fanno rumore, ma tengono in piedi il legno buono.
La Casa dei Dieci Letti
Mi sveglio sempre presto, molto prima che la città si accorga di me.
La luce qui entra a fatica, come i sogni di chi non è nato in questo posto.
Siamo in dieci in questa casa che profuma di umido e di sudore, di attese spezzate e di speranze cucite insieme a forza.