Le norme che puniscono solo chi è in basso

21.06.2025

di Nicola Accordino

Esiste una frase che riassume con chirurgica precisione il funzionamento delle norme sociali nei contesti di potere: se sei povero è peccato, se sei potente è stile. In questo articolo esploriamo come le norme – quelle che, teoricamente, dovrebbero servire a tenere insieme un gruppo e guidarlo verso obiettivi comuni – siano spesso usate per mantenere lo status quo e punire i più vulnerabili, lasciando impuniti proprio coloro che dovrebbero rappresentare un modello.

Le norme sociali sono dispositivi culturali. Non sono leggi della natura, sono scelte. E sono scelte fatte da chi ha il potere di farle valere. Michel Foucault ci ha insegnato che ogni norma porta con sé un sistema di sorveglianza e punizione, visibile o invisibile. Bourdieu ci ricorda che l'habitus, l'insieme di disposizioni interiorizzate, ci porta a ritenere naturali cose che naturali non sono affatto.

Prendiamo un esempio concreto: l'omosessualità. In certi gruppi sociali, l'eterosessualità è una norma centrale. Se non la rispetti, sei escluso. In altri contesti, è una norma periferica: non è rilevante per l'appartenenza al gruppo. Ma – e qui entra la parte più marcia del meccanismo – questa tolleranza è spesso condizionata dallo status. Se sei povero e omosessuale, sei deviante. Se sei ricco, artista, politico, allora diventi eccentrico, di rottura, addirittura esempio di coraggio. La norma viene interpretata in base a chi la trasgredisce.

Quando una norma viene imposta a certi e ignorata da altri, si genera una dissonanza cognitiva collettiva. Il gruppo giustifica le contraddizioni pur di non affrontare la verità scomoda: che le regole non sono per tutti. Alicia Weidler è un esempio perfetto: sposata con una donna, eppure non si definisce omosessuale. Anzi guida un partito che vorrebbe abolire i diritti per le famiglie arcobaleno e togliere loro i figli, mentre sua moglie e i suoi figli abitano sicuri in Svizzera. Ma la gente la vota nonostante le incoerenze, anzi, forse proprio per quello. Perché si incastra nell'identità che rassicura: Poco importa che le sue azioni contraddicano l'etica che predica. La forma conta più della sostanza. E nel frattempo, mentre predica famiglia, Dio, valori, tace sul genocidio a Gaza. Non è un errore. È coerenza interna al loro sistema di valori. Ma è un sistema basato sulla mistificazione.

Teoricamente, le norme servono a far avanzare un gruppo verso un obiettivo. Ma cosa succede quando le norme vengono imposte dal vertice contro gli interessi del gruppo stesso? In Italia, per esempio, si parla di crescita, di benessere, di lavoro. Ma i politici che governano impongono norme che fanno esattamente l'opposto: tagliano sanità, precarizzano il lavoro, impediscono l'accesso ai diritti. E nel frattempo si proteggono. Usano la legge per blindarsi, si concedono privilegi fiscali, scivolano fuori dalle regole come pesci nell'olio.

Il caso di certi politici conservatori è da manuale: dichiarano guerra all'utero in affitto e poi lo usano. Condannano l'omosessualità e poi vengono trovati in orge gay a Bruxelles. Dicono che la droga distrugge le famiglie, e poi sniffano coca nei cessi del Senato. Non sono casi isolati. Sono sintomi di un sistema che permette l'eccezione solo a chi sta in cima.

Allora forse c'è un modo semplice per capire se un politico è dalla parte del gruppo o contro di esso: basta guardare quali norme rispetta lui. E quali impone agli altri. Se rispetta le norme centrali – quelle che servono davvero al gruppo: equità, accesso ai servizi, redistribuzione, rispetto dei diritti – allora forse è valido. Se invece usa le norme per punire chi è già in basso, mentre se le scrolla di dosso appena salgono le telecamere, allora sta solo recitando. Sta solo usando le norme per tenerti in gabbia.

Immanuel Kant direbbe: "Agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona che in quella di ogni altro, sempre anche come fine, mai semplicemente come mezzo." Quando le norme diventano strumenti per trattare l'altro come mezzo – per costruirsi consenso, per difendere la propria carriera, per attaccare i più deboli – allora sono norme da disobbedire. Da smascherare. Da sradicare.

Morte Bianca su YouTube lo ripete spesso: non si può parlare di merito in un sistema truccato. Non si può parlare di libertà se le regole valgono solo per chi ha poco. Serve disobbedienza critica, serve pensiero laterale, serve anche un po' di sano casino.

Se una norma punisce solo chi è in basso, non è una norma: è uno strumento di dominio. E se una regola vale solo per i poveri, non è morale, è manipolazione. Chi guida un gruppo e impone norme contrarie all'obiettivo del gruppo, sta abusando del proprio potere. Sta distruggendo la fiducia, la solidarietà, e sta prendendo in ostaggio la parola comunità per farci marketing.

Ecco perché dobbiamo svegliarci. Osservare chi impone le norme e se le rispetta. E ricordare che il potere – se non è vincolato all'etica – è solo prepotenza con una poltrona.


Iscriviti alla newsletter

* indica requisiti obbligatori

Intuit Mailchimp

Esiste una frase che riassume con chirurgica precisione il funzionamento delle norme sociali nei contesti di potere: se sei povero è peccato, se sei potente è stile. In questo articolo esploriamo come le norme – quelle che, teoricamente, dovrebbero servire a tenere insieme un gruppo e guidarlo verso obiettivi comuni – siano spesso usate per...

C'è stato un momento – breve, ma abbagliante – in cui Internet sembrava il futuro che sognavamo. Un luogo aperto, leggero, collaborativo. Amazon ci permetteva di trovare libri introvabili in pochi clic. Facebook ci restituiva amicizie perdute. YouTube sembrava una videoteca anarchica dove tutti potevano parlare, cantare, esprimersi. Persino Google...