Dalla parte delle Donne (8 marzo e dintorni)

09.03.2019

Cosí anche questa giornata di ipocrisia ce la siamo levata dai piedi. Adesso, cari amici uomini, potete ricominciare con le battute sessiste e sconce, con le accuse alle femministe e gli insulti alle donne in carriera. Dopo le mimose, i dolcetti e le frasi da baci perugina, potete tornare a lamentarvi delle donne oggetto, "puttane" se sono piú disinibite o "che se la tirano" se non vi danno confidenza. Potete pretendere che restino in casa a fare figli e prendersi cura di voi, invece di immaginare di essere emancipate e che siate voi ad aiutarle. Insomma, adesso potete fare quello che fate 364 giorni all'anno.

Cari maschilisti, io lo so perché lo fate. Perché avete paura che la donna, finalmente libera di ogni preconcetto (anche quelli autoinflitti) sulla propria condizione, esploda libera e temete che sia non solo uguale ma addirittura superiore a voi. Non che questa sia la verità: non esiste nessuna differenza tra i sessi se non quelle immaginate e imposte dal pensiero maschilista e patriarcale nei secoli. La donna e l'uomo potenzialmente sono uguali, ed è questa la cosa che dovremmo comprendere per prima cosa. Lo sono non perché lo dice un testo "sacro" o una legge, ma perché essendo espressione della natura e parte di essa, possono raggiungere qualsiasi obiettivo essi si prefiggano. Lo dimostrano oggi le donne politiche, dottoresse, infermiere, professoresse... donne che sono arrivate ovunque, anche tra le stelle.

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Lo dimostra la storia con le sue eroine positive o negative, da Era madre di tutti gli dei a Cleopatra, ultimo faraone d'Egitto. Lo dimostra la storia di Ipazia, matematica, filosofa e astronoma greca, che ha pagato con la vita la sua dedizione all'arte e alle scienze e la sua opposizione alla crescente barbarie della religione cristiana nascente. Definita dal filosofo Augusto Agabiti "martire delle libertà del pensiero", nacque e visse ad Alessandria d'Egitto a cavallo tra il VI e il V secolo DC. Le fonti antiche sono concordi nel rilevare come non solo Ipazia fosse stata istruita dal padre nella matematica ma, sostiene Filostorgio, anche che «ella divenne migliore del maestro, particolarmente nell'astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche». Filostorgio non è soltanto uno storico della Chiesa, ma anche un appassionato, se non un esperto, di astronomia e di astrologia, e le sue affermazioni trovano conferma in Damascio il quale scrive che Ipazia «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l'aveva introdotta, ma non senza altezza d'animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche». Pagherà con la vita la sua opposizione all'oscurantismo e la sua passione per le scienze e l'arte, uccisa da quei fanatici religiosi che vedevano in lei un pericolo e un insulto al loro (autoproclamato) diritto di decidere per tutti, anche per le donne.

Ancora oggi, le Ipazia contemporanee sone viste come un pericolo, donne forti, determinate, preparate, che si confrontano con un muro di maschilismo velato forse, ancora molto presente in occidente. Un maschilismo che preme di nuovo per diventare dottrina dominante, che nasce dalla paura di perdere il potere ed il controllo. Un maschilismo che in Italia non è mai stato realmente sconfitto per colpa (ma non solo) degli uomini e di un sistema che considera le donne come una proprietà privata del maschio (come dimenticare che il delitto d'onore è stato definitivamente cancellato dal codice civile solo nel 1981), che si arroga il diritto di decidere anche sulla vita di una donna che decide di lasciarlo, come accade purtroppo ancora spesso. Femminicidi li chiamano: se ne parla ciclicamente con numeri agghiaccianti ma poi si minimizza, soprattutto in sede legislativa e giudiziaria. Fino ad arrivare al caso limite in cui un uomo, auto accusatosi per l'omicidio della compagna che voleva lasciarlo, si vede dare uno sconto di pena solo perché "preda di una forte gelosia" che lo avrebbe indotto ad agire in modo violento. Questa è l'Italia di oggi, delle leggi ingiuste, della non difesa della donna, degli insulti beceri e sessisti e delle battute fatte con cattiveria.

Ma le donne si sa hanno pazienza ed aspettano. A scuola ci insegnano che la storia è un percorso lineare di conquiste e progresso, quindi con un po' di pazienza prima o poi potremo avere la parità, è solo questione di tempo. A molti sembra impossibile che oggi possa di nuovo accadere ciò che accadde ad Ipazia e alle donne del suo tempo: i diritti sono acquisiti, nessuno ce li possa piú toglie. Ma in realtà non è cosí: guardate alla Turchia, all'Iran, all´Afganistan. Paesi un tempo progressisti e sulla via della democratizzazione devastati dall'Integralismo religioso, dove le donne (e non solo) hanno perso ogni diritto, spesso anche quello di esistere. E questo perché si sono fidate ed hanno abbassato la guardia. Oggi orde di uomini in giacca e cravatta  e che fanno parte del governo giallo verde sono al lavoro: abolizione delle leggi sull'aborto e modifica di quella sul divorzio, chiedendo la salomonica parità di affido , in lotta con le "stronze che non ci fanno vedere i figli" (previo peró tacere sulle violente e soprusi che loro hanno rivolto verso le compagne e che hanno portato alla separazione). "Perché le donne pensano solo a fregarti i soldi" dite " a vivere con il tuo stipendio, sono stronze e cattive, non meritano nulla". Lo avete sempre pensato e adesso, senza vergogna, lo urlate anche. Senza chiedervi quale ruolo avete giocato nella costruzione della vita che state vivendo.

In questo compito di demonizzazione della donna, un alleato inatteso aiuta i misogini a lavoro: per come esiste l'omofobia interiorizzata, cosí esiste il maschilismo interiorizzato, portato avanti da donne che sostengono come sia giusto essere sottomesse. Per queste misogine, la donna che non desidera figli è egoista, arida, algida, sociopatica. Sicuramente un po' meno donna, per definizione fertile, prosperosa, accogliente, dotata appunto di naturale propensione verso i bambini. Una donna sposata e con figli non può contemporaneamente: essere sexy, uscire con le amiche, avere voglia di fare qualsiasi altra attività che non implichi pargoli tra i piedi, avere una vita sociale, vivere il sesso come fonte di appagamento. Ma il maschilismo interiorizzato dalle donne si misura anche dalla mancata solidarietà con la vittima nei casi di violenza di genere, che si manifesta sia simpatizzando con il denunciato (spesso dubitando dell'onestà della vittima, insinuando che abbia provocato e poi inguaiato il povero maschio raggirato), che addossando responsabilità alla donna (il caro vecchio adagio del "se l'è andata a cercare"). Una vulgata giustificativa e misogina, frutto di una retorica secolare della donna come maligna e demoniaca, la femme fatale intenzionata a sedurre un uomo per poi sbriciolarne completamente l'immagine pubblica. Donne che attaccano altre donne, ritenute fatue e superficiali, dedite solo al pettegolezzo, alla moda e alle acconciature, bollate così per il proprio aspetto fisico vistoso o per la cura che gli riservano. Ritenute differenti dalle donne "eleganti e sobrie" che "non hanno bisogno di apparire", e che, per questo, si presuppone abbiano da offrire maggiori argomenti intellettivi.

C'è ancora tanto cammino da fare per la donna e la nostra società. Bisogna ancora lottare per eradicare gli stereotipi di genere e creare una società davvero inclusiva e rispettosa di tutti. L´8 Marzo è solo un simbolo ed un monito. E non importa chi tu sia, da dove venga, se sei uomo o donna, etero o gay: i diritti sono di tutti. Anche per chi li vorrebbe cancellare per portarci indietro nell'inverno medioevale.