I Figli della Topa testimonianze

Di seguito potrete trovare la testimonianza di chi il libro lo ha letto.


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Più che leggere, qui si sente: il tanfo di marcio nelle strade, il freddo nelle ossa, il silenzio delle case abbandonate. Accordino non descrive ambienti: li costruisce attorno a te, ti ci imprigiona dentro. Il linguaggio complesso e stratificato rende questa esperienza ancora più totalizzante.

Un libro che tocca il cuore di chi ha vissuto l'amore per Renato Zero in modo viscerale. I "figli della topa" sono raccontati con delicatezza, e ogni racconto è una nuova rivelazione. Bravo Accordino!

Sembra che Accordino abbia scritto il libro solo per dimostrare quanto sia bravo a scrivere "difficile". Atmosfere pesantissime, storie che si dissolvono senza mai lasciare davvero il segno. Un libro che pretende molto, ma restituisce poco.

Il libro sembra pensato per respingere il lettore. Frasi spezzate, descrizioni che si dilungano fino a perdere il filo. Accattivante nelle prime pagine, poi sempre più dispersivo e autoreferenziale. Serve tanta, troppa pazienza.

Una cosa è dipingere il degrado, un'altra è sprofondarci senza più vedere l'uscita. I Figli della Topa è tutto un tunnel senza luce, senza pause, senza emozioni che si differenzino l'una dall'altra. Dopo un po', diventa insostenibile.

Mi ha colpito la capacità di Accordino di dipingere la città come un luogo misterioso e inquietante, che non si limita a fare da sfondo alle storie, ma diventa una parte integrante dei conflitti interiori dei protagonisti. Ogni strada, ogni angolo, ogni spazio deserto è descritto con grande attenzione, creando un'atmosfera che permea tutto il...

I protagonisti sembrano più caricature che esseri umani. Nessuno cresce, nessuno si evolve. Sono sempre e solo strumenti per mostrare miseria, senza alcuna sfumatura. Alla fine del libro non ti importa nulla di loro, e questa è la peggiore cosa che possa succedere.

Capisco l'intenzione di creare ambienti cupi, ma qui si esagera. Ogni angolo è descritto con un tale senso di morte e decadenza da diventare quasi parodico. Dopo un po', l'effetto smette di colpire e annoia.

I Figli della Topa è un libro che va letto con pazienza. Le ambientazioni, pur cupa e desolate, raccontano storie di persone che lottano contro le loro paure e solitudini. La scrittura di Accordino è ricca e affascinante, ma anche difficile da seguire in alcuni passaggi. È un libro che non offre risposte facili, ma spinge il lettore...

Finita la lettura, mi sembrava di avere polvere sotto le unghie. La città costruita da Accordino non si dimentica facilmente: è vischiosa, lenta, inevitabile. Lo stile frammentato, a volte ipnotico, rende l'esperienza ancora più intensa. È come leggere un sogno sporco da cui non ti vuoi svegliare.

Sembra che Accordino abbia paura della semplicità: ogni frase è arrotolata su sé stessa, piena di digressioni inutili. Alla lunga diventa estenuante. Più che emozionare, il suo stile stanca. Un peccato, perché le idee di fondo ci sarebbero anche.

Il punto forte del libro è l'atmosfera. Ogni racconto è immerso in un grigiore esistenziale che ricorda certi film d'autore. Accordino usa una lingua sporca e viva, piena di deviazioni che però non distraggono, anzi, rafforzano l'effetto straniante. Un'esperienza più che una semplice lettura.