Umani e Sub-Umani

05.05.2019

"Cosa devono fare i ragazzi in un paese in cui non c'è niente, come devono passare il tempo?" questa la incredibile dichiarazione del genitore di uno dei ragazzi protagonisti degli scioccanti e inauditi fatti di Manduria, che evidenziano una incapacità educativa sconvolgente. I fatti li conosciamo tutti: a Manduria Antonio Strano, pensionato con problemi di disabilità, è stato per anni tormentato da due bande di ragazzini, la maggior parte dei quali minorenni, e forse ucciso dagli stessi in seguito alle sevizie e ad un "gioco" finito male.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata che io alla stessa età di quei ragazzini, pur vivendo in un paesino dove l'unica cosa bella era il mare, avevo trovato nei libri un porto sicuro in cui approdare, mentre altri miei coetanei praticavano sport, studiavano, si appassionavano di politica. Ma soprattutto, se mai mi fossi azzardato anche solo a pensare di fare qualcosa del genere, i miei genitori avrebbero preferito sotterrarmi sotto una quercia con le loro stesse mani piuttosto che rischiare che potessi macchiarmi di un'onta del genere. E i miei genitori non vengono da una famiglia benestante o ricca, ma hanno ben chiaro in testa il concetto di giusto o sbagliato e, soprattutto, di rispetto del prossimo, specialmente di chi è debole e non può difendersi. Valori che mi hanno inculcato, non lesinando quando se ne presentava il bisogno, punizioni che andavano dal "no, questo non, lo fai" a qualche misurato schiaffo (estrema ratio contro la testardaggine di un mulo recalcitrante quale può essere un adolescente infarcito di ormoni).

Un mio amico insegnante mi ha fatto notare che si è passato da un eccesso all'altro, dalle famiglie degli anni 60, patriarcali, maschiliste, proibizioniste, bigotte e piene di sensi di colpa, a quelle moderne, aperte, permissive, ma che non danno nessuna regola e nessun freno ai giovani, non incutono nessun rispetto e hanno fatto del "lasciali fare, lasciali esprimere" il loro motto. Un motto diseducativo e che soprattutto non solo non aiuta a crescere ma dà l'impressione che tutto sia permesso, tutto sia concesso, tutto sia possibile. Non voglio certo dire che prima non esistessero i bulli ed il bullismo, che sono sempre stati una piaga della società, ma si sperava che lentamente, con l'istruzione e la conoscenza, finalmente la si smettesse di dover sempre parlare di questi problemi. In realtà non si è fatto altro che distruggere tutto senza proporre un valido modello alternativo.

Quando una delle madri intervistate dice che il figlio non è un mostro ma si è solo limitato a guardare i video che i suoi compagni giravano e scambiavano sulla chat, non si rende conto della totale deresponsabilizzazione che attua nei confronti del ragazzo. Perché se non riesci a comprendere che, guardando un video e non parlando, sei complice di chi quelle azioni le compie o quantomeno senza una coscienza, allora non hai capito proprio nulla. Avviando tra l'altro una ignobile catena di giustificazioni, perché in quella difesa sta la difesa di tutti coloro che, pur sapendo da anni delle violenze subite dall'anziano, non hanno fatto nulla per proteggerlo, per aiutarlo, per difenderlo dall'inferno in cui era precipitato. Tutti infatti sapevano, i vicini di casa sicuramente sentivano le urla, sicuramente qualcuno assisteva agli sfottò, alle ingiurie, sapevano che l'uomo non usciva piú di casa per paura dei suoi aguzzini. Tutti sapevano e tacevano. E sapete perché? Non solo per una propensione a farsi "i fatti propri", ma anche perché per loro Antonio Strano non era un essere umano ma un sub umano, qualcuno di cui potersi prendere gioco senza doverne pagare le conseguenze. Nella loro percezione distorta della realtà, non valeva quanto loro perché mentalmente instabile, non aveva gli stessi loro diritti.

Questo è forse uno degli aspetti piú sconcertanti e se vogliamo rischiosi di tutta la facendo: la deumanizzazione delle persone. Pensateci bene: se partiamo dal presupposto che gli immigrati, i Rom, gli omosessuali, sono diversi e un po´meno umani degli altri (e anzi alcuni di loro non lo sono affatto), quanto tempo ci vorrà perché agli occhi delle persone vecchi, disabili e clochard diventino meno umani? E quanto altro tempo occorrerà affinché si decida che queste persone non meritino di esistere e che debbano essere cancellate? È già successo nella storia, basta soltanto leggerla: Hitler cominciò l'olocausto a partire dai malati di mente. Si scaricano sul diverso, sul debole le frustrazioni di chi, lasciato indietro, a marcire in un limbo sociale ed economico, trova nella violenza l'unica valvola di sfogo per una rabbia che non sa indirizzare. Una rabbia sociale sempre piú accettata, tollerata e incoraggiata come "espressione libera" del disagio. Quando invece ci si dovrebbe rivoltare contro un sistema politico ed economico che delude le nostre aspettative e ci tiene pressati in un fango che ci invischia e ci tramuta da esseri umani in bestie.

Rabbia sociale usata da alcuni movimenti politici per creare consenso intorno a sé, inneggiando piú o meno apertamente a ideologie che difendevano e professavano concetti come purezza della razza e difesa dallo straniero. Il fatto che questi movimenti (completamente illegali e fuori dalla nostra Costituzione) siano non solo tollerati ma anche incoraggiati, non aiuta certo a migliorare la situazione. Certi slogan politici, introdotti da chi ha fatto della demonizzazione del diverso la propria strategia di conquista e mantenimento del potere, ripetuti incessantemente dai mass media, rilanciati dai social, martellanti e continui, portano a questi risultati. Cosi la rabbia sociale diventa base di consenso e si auto alimenta, in un circolo vizioso che ci porta a vedere nemici e potenziali bersagli in tutti, a dividere l'umanità in due e che alla lunga porta alla negazione di qualsiasi diritto della minoranza, anche quello di esistere. È il fallimento della politica, del sistema democratico, sintomo della carenza di statisti che pensino al bene del Paese e non alle prossime elezioni, il fallimento di un sistema sociale che si basa sulla ignoranza, sulla violenza e sulla divisione piuttosto che sulla inclusione e sulla conoscenza.

La violenza è ormai parte del nostro quotidiano, la violenza verbale del nuovo lessico politico, la violenza materiale dei femminicidi e degli stupri, delle aggressioni razziali, la violenza del pane calpestato e la violenza del branco. La violenza non può essere controllata tramite decreti-legge ma va combattuta alla radice. La violenza va combattuta prima tra i banchi di scuola. Ma la scuola italiana è diventata un mero nozionificio, che cura piú la burocrazia che la reale formazione degli alunni, con insegnanti stanchi e delegittimati nel loro ruolo di formatori da genitori pronti a difendere i loro figli anche quando questi meriterebbero di essere murati in una caverna e li lasciati a espiare le proprie colpe. Una scuola stanca, svuotata di ogni contenuto e di ogni capacità di formare i nuovi cittadini di domani, dove non si boccia per non ferire i sentimenti dei ragazzi e dove se un insegnante si azzarda a punire un alunno con un brutto voto, rischia di vedersi dei genitori furibondi dietro la porta di casa pronti a riempirlo di insulti e botte. Per tutti questi motivi, la scuola non riesce piú ad essere un veicolo di cultura la povertà culturale di questi ragazzi e di queste famiglie è sotto gli occhi di tutti. Se a questo aggiungiamo la totale incapacità dei molti di gestire la tecnologia che gli viene messa in mano senza che nessuno gli insegni ad usarla nel modo giusto e senza che qualcuno controlli come la usano, abbiamo credo un quadro completo della situazione fallimentare della società italiana. Quando le istituzioni allentano la presa sul rispetto delle regole, quando le famiglie non sono capaci di insegnare i principi di base e la scuola viene costantemente e volutamente smantellata da chi vede nella cultura il suo nemico piú grande, ecco che la nostra società partorisce mostri di cui potremo un giorno doverci pentire amaramente.

Ma attenzione la soluzione non è tornare indietro ad una società rigida, asettica, monotona e uguale, moralista e bigotta, ma al contrario investire sulla formazione, sulla responsabilità e sulla umanizzazione dei rapporti umani. Il rispetto delle regole per tutti (facendo per esempio sciogliere organizzazioni che inneggiano a ideologie contrarie alla nostra Costituzione), responsabilizzando anche i genitori facendo ricadere su di loro non solo l'onta sociale ma anche quella giuridica delle azioni commesse dai loro figli ineducati e irrispettosi. Investire nella scuola, che va rinnovata e ridisegnata non su quello che chiede l'industria (lavoratori standardizzati, esecutori affidabili e senza capacità di diagnosi, elaborazione e senza una coscienza), ma sui bisogni dei ragazzi, sulla loro crescita etica, impedendo che le loro enormi potenzialità si disperdano in ore e ore di chat. Solo attraverso la scuola si può recuperare la morale, quella vera, libera da inutili moralismi e bigotti pregiudizi. Solo attraverso la cultura vera si può tornare all'uomo, al rispetto della umanità che è in tutti di noi, a prescindere dalla razza, dal sesso, dalle idee politiche, dal colore della pelle, dai gusti sessuali e dalla condizione di salute. Solo su queste basi potremo costruire un mondo migliore e una società piú giusta ed equa.

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