Le 5 cose che faccio per salvare la nostra civiltà.

14.09.2019

Il movimento "Friday for future" partito da Greta Thunberg e arrivato a toccare gran parte del mondo occidentale democratico, ha nuovamente focalizzato l'attenzione dei media sulla questione climatica e sul rischio che la nostra società sta correndo di autodistruzione. È importante comprendere che non si tratta infatti di "salvare il pianeta" come molti dicono e come anche in questo blog è stato varie volte sostenuto, ma di salvare noi stessi e il mondo per come lo conosciamo. Va infatti tenuto a mente che il pianeta terra è già sopravvissuto ad almeno due estinzioni di massa (come quella dei dinosauri) e la razza umana è sopravvissuta per un pelo a diverse glaciazioni durante il suo percorso evolutivo. Capite bene quindi che la terra, con o senza di noi, continuerà il suo percorso nella galassia per i prossimi 4 miliardi di anni.

Chiarito questo punto fondamentale, ogni volta che parlo con qualcuno della questione climatica, noto non solo scetticismo in merito a quello che ognuno di noi può fare, ma soprattutto molta ignoranza sul come contrastare questo fenomeno e su come realmente viene prodotto ciò che consumiamo. Quello che segue è una lista delle 5 cose che faccio per cercare di contrastare il cambiamento climatico. Piccole e semplici strategie che non hanno cambiato la mia vita ma che sono importantissime per il nostro martoriato pianeta. Ovviamente non sono solo queste, la mia strategia è molto piú ampia, ma questi punti sono una buona base su cui costruire i propri comportamenti virtuosi.

1. Combattere gli sprechi alimentari e mangiare meno carne e formaggi da produzione industriale. Vengo da una famiglia contadina e operaia. I miei nonni mangiavano molte verdure e legumi e poca carne rossa. Questo perché produrla era dispendioso, necessitava di tempo, spazi per la produzione del cibo e per tenere gli animali. C'erano i bovari, che passavano con i loro greggi, ma quella carne era cara e la mangiavano solo nei giorni di festa. Oggi invece la carne è diventata a buon mercato e la mangiamo tutti i girono, ma ci chiediamo come sia possibile? Grazie alle moderne tecniche zootecniche, all'uso di anabolizzanti e di altre sostanze che fanno ingrassare prima l'animale (ma che poi inevitabilmente mangiamo). Inoltre, va detto che la produzione di un chilo di carne consuma durante tutto l'arco di produzione (mangimi, stalle, macelli, trasporto) 35 metri quadrati di foresta, 15.500 litri d'acqua, 15 chili di cereali e 36 chili di Co2. Ovviamente in questo discorso entrano a pieno anche i formaggi, che sono un sottoprodotto della produzione di carne e che quindi subiscono lo stesso processo di produzione. Non sto dicendo di diventare vegani, ma se già si dimezzasse il consumo pro capite dagli attuali 60 kg a 30kg annuali, vorrebbe dire dimezzare gli inquinanti che vengono immessi nell'ambiente.

2. Ottimizzare l'utilizzo delle risorse. Bisogna guardare in faccia la realtá: viviamo su un pianeta limitato con risorse limitate. Ecco perché è importante ottimizzare l'utilizzo delle risorse non rinnovabili. Sicuramente l'utilizzo oculato di auto, specie nelle grandi città ben servite da mezzi di trasporto pubblico, può essere una buona strategia. Anche il car sharing e la condivisione dei mezzi può essere un buon sistema, specie quando non si può fare assolutamente a meno dell'auto. Ma il problema principale è uscire dall'ottica del fai da te. Ho notato che molte persone sembrano refrattarie ad assumere questi atteggiamenti virtuosi anche in una città come Monaco, dove il sistema dei trasporti è capillare, perché non vogliono sostenere i disagi che talvolta subiscono con i mezzi pubblici (ritardi, vagoni pieni, caos, coincidenze caotiche). La cosa che però mi stranisce è che spesso queste stesse persone optano per trascorrere ore della propria vita imbottigliate nel traffico, cercando parcheggio e soprattutto, sborsando una marea di soldi per la benzina. L'automobile è sicuramente un mezzo di trasporto utile, ci sono casi in cui non se ne può fare a meno, ma quale è il vantaggio di starsene imbottigliati nel traffico imprecando e suonando rispetto a stare lo stesso tempo su un mezzo pubblico, specie per chi non ha l'assoluta necessità di muoversi in auto? Stesso disagio, ma mentre il primo è un comportamento egoistico e strafottente, il secondo è un esempio di mobilità sostenibile.

3. Riutilizzare invece che buttare. Leggendo alcune storie ambientate nell'Ottocento, ci si può imbattere in figure oggi scomparse: il robivecchi, l'ombrellaio, lo stagnino... figure che si aggiravano per le città offrendo i propri servigi per riparare gli oggetti che si avevano dentro casa. Oggi invece non si ripara piú, si butta. Certo, per quanto riguarda la tecnologia spesso poco si può fare contro l'obsolescenza programmata, ma non mi riferisco solo a quello ma in generale a tutto quello che potrebbe essere recuperato ma che finisce nel pattume. Parlo di vestiario che, appena si presenta un piccolo buchetto in un punto non visibile, subito viene cestinato; parlo di oggetti di arredamento che vengono cambiati ogni anno e finiscono nelle discariche. parlo di cibo che, lo stesso giorno della scadenza, viene cestinato come se fosse diventato improvvisamente radioattivo. Questa tendenza a buttare è deleteria, perché se da una parte buttiamo con facilità, dall'altra acquistiamo con altrettanta facilità e quindi creiamo nuova immondizia che butteremo domani. bisogna diventare piú oculati negli acquisti ma soprattutto entrare nell'ottica del riuso e del riciclo. Io uso molto Spock, una applicazione che mette in comunicazione persone che cercano qualcosa con persone che vendono qualcosa. Per fare un esempio, tramite questa app ho acquistato un letto di Ikea a castello che sarebbe costato 440€ a solo 80€. Non solo ho risparmiato soldi ma ho anche salvato dalla discarica un oggetto (su cui dormo da ormai due anni senza problemi). Aggiustare, riutilizzare, rammendare, non sono cose da poveracci. Sono cose da persone intelligenti e soprattutto, che non si fanno infinocchiare dall'idea inculcataci in testa da chi vuole che compriamo, compriamo, compriamo...

4. Evitare acquisti inutili o che hanno provenienze dubbie. Se salvare dalla discarica ciò che possiamo riutilizzare è importante, altrettanto lo è evitare di riempirci casa di cianfrusaglie a basso costo e di dubbia provenienza. In passato anche io ero tra i fan del basso costo e del risparmio su tutto, ma oggi cerco per quanto piú possibile di acquistare consapevolmente e soprattutto, di investire in qualità. Ultimamente si sono diffuse delle app che secondo me sono devastanti per l'ecosistema: Wish e Home, che dietro l'apparente risparmio celano un inquinamento spaventoso sia per le componenti con cui vengono creati questi prodotti, sia perché spesso la merce viene spedita via aereo o tramite navi merci, specialmente dalla Cina. Oltre ad essere deleterio economicamente in quanto sposta enormi capitali verso l'estero, gli scarsi controlli ambientali e di qualità che vengono offerti in Cina non offrono né una reale garanzia sulla durata e, soprattutto, sulla qualità della filiera produttiva. Non dimentichiamo che la Cina è uno dei piú grandi contribuenti alla questione climatica, con la sua produzione industriale in costante crescita e la popolazione che supera il miliardo e mezzo di individui. Io non acquisto piú da Wish o altre app, preferisco andare sull'usato garantito oppure aspettare e acquistare nel negozio sotto casa e prodotti di qualità.

5. Prendersi la responsabilità del proprio miglio di strada. Un giorno mio nonno, contadino tutto d´un pezzo e gran testa dura e combattente, mi raccontava che quando lui era giovane, ogni proprietario terriero si occupava della pulizia della strada mulattiera che confinava con il proprio terreno. E cosí, pezzetto dopo pezzetto, la strada restava sempre pulita e percorribile. Cosa inconcepibile oggi, dove non solo il terreno è abbandonato, ma si aspetta che siano gli enti statali a pulire le strade e renderle percorribili. Quella che io ho rinominato "la teoria dei fossi puliti" potrebbe benissimo essere applicata alla questione ambientale. Se ognuno si fa carico di ciò che può fare, possiamo insieme fare grandi cose. Se aspettiamo che i governi, le multinazionali, i politici si mettano d'accordo, possiamo metterci comodi ed aspettare la fine del mondo. E non venitemi a dire che la Cina, come abbiamo visto prima, è la piú grande produttrice di inquinamento. la differenza che non cogliete è che mentre li vige una dittatura che impedisce di fatto la nascita di idee diverse da quelle imposte dal regime (e quella del risparmio energetico in un paese in crescita è un tema davvero sensibile perché comporterebbe costose regolamentazioni), mentre noi viviamo in una realtá in cui siamo quantomeno liberi di esprimere il nostro consenso ed attuare le nostre idee e stili di vita. Siamo noi a dover scegliere, a poter scegliere e fare la differenza. Ognuno trovi la sua formula, ma posso assicurarvi che uniti possiamo far cambiare questo paradigma economico non solo sbagliato ma anche autodistruttivo per l'intero genere umano. 

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