Tu non puoi passare!

04.08.2018

L'altro giorno ho chiamato i miei genitori in Sicilia. Cerco di essere il più costante possibile non tanto per mia madre, che tramite WhatsApp sento ogni giorno, ma per mio padre: per lui la tecnologia è qualcosa di simile ai riti voodoo o alle apparizioni mariane. Il giorno in cui inizierá ad utilizzare il telefono per qualcosa di diverso dal telefonare, comincerò a preoccuparmi.   

Stavano mangiando guardando la tv e dopo le informazioni sulla famiglia, sul tempo e sulle condizioni di salute, mia madre mi ha tirato una frecciatina delle sue: "Ogni tanto due punti (di sutura, Ndr.) alle labbra sono utili ". Tradotto: stai facendo troppo casino on-line. Come sempre ci sono rimasto male. Chi non lo farebbe sentendosi redarguire dei propri genitori a cui vuole bene e da cui ha ricevuto nella vita tante gioie e soddisfazioni? Ma adesso le cose stanno cambiando troppo velocemente e non è il tempo di tirarsi indietro

Non posso stare in silenzio ed ho cercato di farglielo capire mentre mio padre stava in un eloquente silenzio, che non significa indifferenza o menefreghismo, ma preoccupazione. Anche se io non lo vedevo, potevo immaginare il suo sguardo un po' distante, gli occhi gonfi come se volessero esplodere, i sospiri di disapprovazione. Ma mia madre, con cui ho un dialogo più diretto, ha cominciato a dirmi di non esagerare, di essere più cauto. Per poi far cadere il discorso quando stava prendendo una piega troppo contrastata. Lei, donna del sud forte e determinata, so che forse non riuscirà a capire perché non posso tacere, non posso nascondermi, non posso avere paura. Come mi ha scritto dopo su WhatsApp, mi ha bacchettato per il mio essere così accanito verso tutti. Ma non è così: me la prendo solo con chi mi reputa malato, chi scatena campagne d'odio o chi le permette, contro i fascisti e i razzisti. Non è colpa mia se questi, vista l'aria che tira in Italia, si sentono legittimati a parlare ed agire. Non è il momento di essere tiepidi.

Ho trascorso anni della mia vita cercando me stesso e la ricerca non è ancora conclusa e forse mai finirà. Ma in questo percorso ho scoperto di essere forte mi sono fatto le ossa, temprate dalle difficoltà. Ma a cosa serve essere forti se poi si fugge? A cosa serve capire se poi ti devi nascondere? A cosa serve conoscere le cose, avere senso critico se poi si tace davanti alla barbarie? Essere forti non vuol dire non avere paura. Vuol dire andare oltre e lottare per i propri ideali, propri diritti. Vuol dire andare oltre la paura degli insulti, delle botte, delle violenze. Andare oltre e fare la propria parte. Usare quella forza che ci spinge non per nasconderci ma per splendere. Perché quando splendiamo illuminiamo gli altri e la nostra luce può liberarli.

Non è il momento di tacere, è il momento di dire le cose come stanno, di non confondersi con chi grida "al lupo! al lupo!" e poi il lupo è lui. Non possiamo abbassare la guardia. Ma non possiamo neanche accettare che le cose vadano come sono sempre andate. Primo perché il mondo si muove ed evolve. La storia, la civiltà, l'economia, non sono fissi, cambiano e mutano e chi non cambia e muta muore. Il futuro è nelle nostre mani, siamo noi a plasmarlo. Il destino è il pretesto dei falliti, di quelli che lasciano che le cose accadano, che fanno vincere la paura. E che muoiono come i conigli, spaventati. Non voglio che il mondo peggiori ma lotterò perché migliori, perché sorga finalmente una nuova epoca in cui potremmo camminare tutti a testa alta e non ci saranno uomini che condannino altri uomini solo per dei preconcetti. Un mondo dove ladri e assassini sono in carcere e pagano le proprie colpe, ma nessuno alza la mano contro chi ama, pensa e vive in un modo diverso dal suo.

Non posso stare in silenzio per tanti motivi, perché non posso più sopportare lo scempio che si sta facendo dell'Italia, che negli ultimi anni è regredita sempre più a causa di governi miopi e piccoli ma soprattutto perché gli intellettuali, le persone per bene, sono sempre più in silenzio e non difendono i diritti propri e quelli degli altri. Non posso più tacere, è il momento di cambiare e difendersi perché non finisca come in passato. Il razzismo è stato sdoganato, è diventato normale. Gli Omosessuali che chiedono rispetto e di essere difesi, sono diventati persone che ostentano. La diversità di pensiero è vista come una guerra da diversi esponenti della Chiesa e non si parla più di antagonisti, di avversari ma di nemici da combattere. Come siamo arrivati a questo punto è presto detto: il sonno della ragione genera mostri. Ed é da almeno vent'anni a questa parte che si assiste ad un intorpidimento delle coscienze. Bisogna svegliarle! Bisogna smettere di dire che la colpa è degli altri, che è colpa dell'Europa, dell'economia, della politica. Sono solo scuse. Noi cerchiamo sempre di addossare agli altri le nostre colpe, di aspettare che siano gli altri a fare qualcosa, che siano gli altri a difenderci e a sostenerci. La realtà è che quello che succede è anche colpa nostra e delle nostre scelte. Se tutti deleghiamo ad altri, se ci deresponsabilizziamo, nessuno farà nulla per cambiare le cose. E soprattutto, subiremo le scelte di altri, più furbi di noi, che cavalcheranno l'indolenza dei più e cominceranno a dettare legge. Non possiamo permetterlo. Io non posso permetterlo.

Non posso più tacere per mio nipote e per tutti quelli che verranno. Non ho figli e non ne avrò mai, ma ciò non vuol dire che non debba lottare per il futuro. Chi verrà dopo di noi merita di trovare un mondo migliore libero, non una dittatura sia essa politica od economica. Non dobbiamo essere egoisti e pensare al nostro orticello. Dobbiamo avere una visione d'insieme e fare ciò che possiamo per cambiare le cose. Fino alla fine, fino a che ci sarà fiato in corpo. Bisogna capire che il mondo è interconnesso e non possiamo continuare ad accettare che accadono certe cose. Capire perché il mondo che si muove attorno a noi crea determinate situazioni è vitale. Bisogna tenere l'attenzione alta sulle problematiche che non sono la violenza e le migrazioni, quelle sono solo le conseguenze. C'è bisogno di capire che non è vietando i diritti ad alcuni che ci salviamo. Al contrario, negare diritti a qualcuno vuol dire aprire la strada alla barbarie.

Piuttosto dobbiamo cominciare a chiederci: "io che posso fare? Come posso io da solo contrastare le leggi liberticide? Come posso fermare le guerre scatenate per interessi politici ed economici? Come posso aiutare veramente le persone a non essere costretto a fuggire dalla propria terra?" Possiamo farlo se siamo tutti insieme uniti, se siamo consapevoli di come funziona il mondo dell'economia, chiedendoci quale impatto hanno le nostre scelte sugli altri. Possiamo farlo se siamo consapevoli del fatto che le nostre scelte influiscono sul mondo. Perché i grandi numeri sono fatti da piccoli numeri e se ognuno dei 6 miliardi di persone che popolano il mondo, lottassero per i diritti, la salvaguardia dell'ambiente, il rispetto dei popoli, un mondo piú equo, le cose sarebbero molto diverse. Io sono un numero sì, ma voglio e devo fare la mia parte per risvegliare le coscienze, cambiare il mondo.

Molti forse non capiranno. Molti forse resteranno indietro. Ma non dobbiamo cedere. Non possiamo arretrare sotto la spinta delle barbarie. Dobbiamo opporre resistenza. "Tu non puoi passare! "Urla Gandalf al Balrog sul ponte della miniera di Moria. Noi possiamo, Noi dobbiamo resistere!

Mi dispiace mamma e papà se non capirete: io vi vorrò sempre e comunque bene.

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