Il rispetto è misurato, se lo porti lo avrai portato

13.02.2020

''Chiedo rispetto per i miei figli, hanno la convinzione che il loro papà fosse spesso lontano da casa per difendere i confini della Patria''. Cosí ieri sera Matteo Salvini in Senato si è difeso dall'accusa di sequestro dei migranti che rimasero fermi per quattro giorni sulla nave militare "Gregoretti", prima di sbarcare ad Augusta il 31 luglio scorso. Va bene ricordare che Salvini non sarà processato per aver difeso i confini (tra l'altro verrebbe da chiedersi da chi, visto che parliamo di immigrati inermi salvati da una nave militare italiana) ma con l'accusa di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio.

Al di là della vicenda in sé, che è già ignominiosa e che a questo punto, data l'autorizzazione a procedere dal Senato (chiesta a gran voce in commissione dallo stesso Salvini e semplicemente ratificata, per inconsistenza di numeri, dal Senato) sembra portare dritta al processo, quello che piú mi ha colpito è questo tirare in ballo i figli in ogni vicenda pubblica del leader della lega, siano i suoi o quelli degli altri non importa.

Ma questa è l'ultima carta di un uomo che deve ora confrontarsi (si spera il piú in fretta possibile) con la realtá giudiziaria, con quella legge e quei giudici che tanto vitupera e contro i quali aizza i suoi cagnolini. Ed è pronto, possiamo giurarci, a fare il suo show vittimista e patetico, per rovesciare le colpe sugli altri. Ci aveva già deliziato con una dichiarazione circa l´aver sempre agito mettendo il resto del governo a conoscenza delle sue decisioni, senza ricevere alcuno stop da parte degli altri ministri o del premier Conte (cosa che però viene smentita da tutti i componenti del governo giallo verde). D'altronde in piena campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna e Calabria, si paragonava a Silvio Pellico dichiarandosi pronto ad andare in galera insieme al popolo italiano (e ha costretto i suoi a votare a favore dell'autorizzazione a procedere in Giunta pur di passare da martire). Per poi, a urne chiuse, citare un fascista come Ezra Pound e usare con uno squallore infinito i suoi figli per difendersi dalle sue esclusive responsabilità come uomo e come ministro.

Salvini chiede rispetto per i suoi figli ma ogni giorno offende quelli degli altri. Perché era padre anche la persona a cui ha citofonando chiedendo se il figlio spaccia. Ed era figlio il ragazzino diciassettenne che adesso è marchiato a fuoco, additato dalla società come reietto e diffamato. Sono padri tutti quelli che vedono le foto delle loro figlie e figli dati in pasto ai tuoi adepti, riempiti di insulti e minacce solo perché dissentono dalla barbarie in cui sta facendo scivolare giorno dopo giorno l'Italia. Erano padri tutti quegli uomini che senza ancora una sentenza il capitone ha etichettato sui media come "delinquenti, criminali, bestie, animali e che marciscano in carcere, buttiamo la chiave". Anche loro hanno figli, anche quei figli non dovrebbero pagare le colpe dei padri, non dovrebbero leggere queste parole sui giornali, anche quei figli scrivono "forza papà", magari mentre il padre affronta un processo con un avvocato d'ufficio, senza soldi, senza paracadute, senza sconti. Erano padri anche tanti di quegli uomini derisi, chiamati "risorse" o "clandestini", sbattuti sui social a tradimento, seduti su una panchina, a mollo in una fontana, nudi in un parco o per strada perché magari avevano problemi psichiatrici dopo anni di torture in Libia o l'aver visto l'orrore nelle carceri e nel deserto. Anche quelli, forse hanno figli. Quelli che non sono annegati in mare, morti durante la traversata del deserto o che non sono stati schiavizzati nei lager libici. Hanno figli anche i rom, quelli che la Bestia definisce zingaracci e di cui dici "sono gli unici a fare figli perché tanto se ne fregano". Ha una figlia anche Laura Boldrini, che Salvini ha perseguitato per anni con una campagna d'odio senza precedenti e sbeffeggiato su un palco, fingendo che fosse una bambola gonfiabile. Una figlia che ha sofferto, che ha avuto paura, che non se lo meritava.

Non facciamo però l'errore di sottovalutare quest'uomo. Dall'aula del Senato e con quel discorso strappalacrime non ci ha propinato la solita ciancia vittimista e paternalistica. No, al contrario, era un messaggio chiaro a tutti i padri, squallido e blasfemo: ho fatto quel che ho fatto per il bene dei miei figli. E se tu, cittadino medio italiano che non riesci a distinguere piú tra un politico ed un venditore di pentole, farai come me, anche i tuoi figli saranno orgogliosi di te. Ed è questo secondo me il pericolo maggiore, quello dell'empatia e della emulazione. Salvini è maestro nel manipolare le masse, nel far passare messaggi qualunquisti. Sa solleticare gli istinti piú bassi dell´italiano medio, imbrutito e spaventato da un sistema di coercizione che viaggia attraverso i social e i mass media conniventi. È bravo a buttarla in caciara e girare la frittata. Per questo mi rivolgo a chi segue l'hashtag #iostoconsalvini: sappiate che state avallando tutta questa ipocrisia, questo racconto malato e deviato della civiltà. Un uomo che non ha nessun pudore di metter in mezzo i bambini, i figli propri e quelli degli altri e che poi, ipocritamente e su un palco, grida a squarcia gola "Qualcuno pensi ai bambini" ... è quello che volete seguire? È il genere di esempio che volete per i vostri figli? È questo che avete insegnato loro?

Se la risposta è sì, allora avete un grave problema. Se la risposta è no, restiamo sulla breccia e combattiamo la barbarie. 

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