en-26. Considerazioni di un italiano in Germania

16/01/2022

In questa lunga quarantena che è quasi arrivata al giro di boa del primo mese, non mi era ancora capitato di arrivare cosí tardi all'appuntamento con voi che mi leggete. È stato per me difficile più del solito ascoltare le fonti, leggere gli articoli, parlare con le persone. Perché questo è uno di quei momenti in cui non so per chi parteggiare: la mia Patria d'origine o quella che ormai possa definire di adozione? È un dubbio che mi assilla ogni volta che le tensioni tra Italia e Germania si fanno forti e mi trovo sul ponte tra le due realtá, a cercare di capire le ragioni di entrambi e creare una sintesi tra due spiriti piuttosto polarizzanti. Forse mettere nero su bianco i miei pensieri può essere di aiuto a me e magari anche a voi che leggete.

Non nascondiamoci che il nostro rapporto con i tedeschi è travagliato, fatto di stima, affetto ma anche astio e sospetto. Non ci fidiamo mai completamente di loro, abbiamo ancora impresso nella mente le storie della guerra, quelle che i nostri nonni ci raccontavano. Ma mio nonno, fatto prigioniero nel ´43 in Grecia, aveva un punto di vista diverso, piú legato al dover fare salva la pelle che allo stringere alleanze commerciali o legami di amicizia (anche se ricordava sempre un soldato tedesco della Baviera gentile e con cui si era trovato piú volte prima dell'armistizio al fronte e con cui comunicava a stento). E questa diffidenza i tedeschi la avvertono e, nonostante ci amino, adorino il nostro paese, invadano il Nord Italia ogni volta che possono, ci trattano come sorvegliati speciali.

Nell'ultimo mese queste naturali tensioni si sono acuite. Non solo per colpa del Covid19 e del disastro sanitario che il Nord Italia sta subendo ma soprattutto per il braccio di ferro tra Italia e Germania sugli Euro Bond, che rischia di trascinare l'EU in una delle piú gravi crisi sociopolitiche ed economiche della sua Storia. Anche se la UE ha messo in campo tutte le sue risorse per aiutarci (sia a livello comunitario  che di aiuto all´Italia), il giornalismo, la politica e i webeti social hanno continuato a definire "braccio di ferro con l´Europa" quello che in realtà è la discussione di un provvedimento che prevede conseguenze per ogni Paese. E nonostante l'era di internet ci abbia abituato alla immediatezza, nelle democrazie funziona così: si discute, si parla di termini, si prendono decisioni. "La politica è l'arte del compromesso" diceva non a caso Otto von Bismarck, cancelliere tedesco dei primi anni del Novecento.

Purtroppo, però i media devono "vendere" per sopravvivere e quindi sfruttano le peggiori tendenze dell'animo umano. È cosí che, fomentati da molte dichiarazioni irresponsabili di leader politici, sono riapparsi tutti gli stereotipi e pregiudizi che l'intelligenza e il vivere civile avevano fatto mettere da parte. Aumentando cosí il rischio che le tensioni di questi giorni conducano ad un nuovo ulteriore deterioramento dei rapporti tra i cittadini Europei. I leader politici, i media e ogni persona con una certa visibilità hanno una grossa responsabilità nell'evitare che si arrivi ad un punto che metta in pericolo il futuro stesso dell'Unione. Ma purtroppo cosí non è e due eventi secondo me speculari sono emblematici di come, se la politica non fa qualcosa per far abbassare i toni della polemica, le cose possono deteriorarsi al punto da non veder nessun vincitore se non quelli che questa Europa vogliono vederla annientata (e che alimentano il fuoco con Fake news create ad arte ).

Il primo è stato un servizio andato in onda il 31 marzo sul TG2: il giornalista ha commentato le notizie sulle discussioni in corso a livello europeo con delle immagini di Berlino distrutta tratte dal film di Rossellini, con delle immagini della riunione di Londra del 1953 sul taglio del 50 per cento del debito estero della Repubblica Federale Tedesca che ha commentato dicendo che questa decisione era stata cruciale per il miracolo economico tedesco. I sottintesi di questo servizio sono ovvi. L'accordo del 1953 è stato definito "clamoroso". Il cancelliere Kohl, dopo la riunificazione tedesca, avrebbe "dimenticato buona parte dell'accordo di Londra". Il miracolo economico tedesco sarebbe quindi "stato dovuto a questo accordo, oltre che alle capacità tedesche". Ovviamente i sovranisti e gli anti europeisti si sono scatenati sul web, rivolgendo al popolo tedesco (e non già ai loro governanti) gli epiteti piú fantasiosi: dal mangiapatate al sempreverde nazista. La fantasia dei creatori di meme si è sbizzarrita, dipingendo la Merkel come una nazista e altre cose simpatiche. E se questo si fosse limitato al solo web che come sappiamo non è popolato solo di fate ed elfi ma anche di veri e propri idioti, il problema sarebbe stato come dire, minore. Ma i media mainstream e diversi politici hanno cavalcato l'onda dello sdegno e invece di prendere le distanze da ondate di odio che neanche nell'immediato dopoguerra, hanno rincarato la dose. Odio di cui già si avevano i sentori quando Bild, noto settimanale tedesco, aveva pubblicato una pagina in spirito europeista e di sostegno che gli Italiani (anche e soprattutto quelli che vivono in Germania) hanno definito ipocrita. Insomma, un clima teso da coltelli in bocca che non aiuta affatto la situazione attuale.

La reazione, prevedibile ancorché non giustificata, non ha tardato a farsi aspettare. Oggi, intervenendo sempre sul dibattito che infiamma l'EU sugli Eurobond, un giornalista di Die Welt in un articolo ha invitato la Merkel a tenere duro e l'Europa a controllare l'Italia per "dimostrare che stanno usando il denaro in modo corretto." Ma l´articolo ha fatto scalpore per un accostamento particolare che il giornalista ha fatto tra Mafia e Stato Italiano: "Va da sé che in Italia - dove la mafia è una forza nazionale e aspetta solo una nuova pioggia di soldi da Bruxelles - gli aiuti finanziari dovrebbero essere spesi esclusivamente nel settore sanitario e non finire nel sistema sociale e fiscale italiano". Apriti cielo quello che è successo! Le reazioni non si sono fatte attendere: a livello governativo il Ministro degli Esteri Di Maio ha chiesto alla Merkel di dissociarsi da queste affermazioni mentre di nuovo tutti gli italiani si sono sentiti offesi da questa che considerano una calunnia. Ma a parte la facile ironia che è possibile fare sul fatto che questo giornalista dimostra di non conoscere l'Italia altrimenti avrebbe nominato la ´ndrangheta (che purtroppo è ben conosciuta anche in Germania), cosa potremmo dire a questo giornalista se non che ha ragione? In fondo ha detto una cosa risaputa e sensata. Il problema è invece che lo ha fatto attraverso un giornale conservatore ed autorevole, consapevole di poter fare un grave danno al dibattito pubblico. Un avvelenatore di pozzi che ha raccontato un fatto vero (rifacendosi ad altri articoli che citano, tar l'altro, un articolo di Saviano su Roma Capitale) e lo usato come clava. Va detto infatti che sarebbe vicino a AfD, il partito sovranista tedesco.

Questo dimostra come sovranismi sono sempre brutti. Non piú tardi di qualche giorno fa Fratelli d'Italia presentava una interrogazione parlamentare sui soldi dati alla Tunisia (in ottemperanza ad accordi di un anno fa), gridando allo scandalo per la "regalia" di soldi italiani (Che come evidenzia un articolo di Butac sono un prestito ad un importante partner commerciale). Invece adesso che dall'altra parte del pregiudizio ci siamo noi, gridiamo come gli ossessi contro chi ci insulta per non darci i soldi. Pretendendo addirittura delle scuse ufficiali per le parole del giornalista, come se si trattasse di lesa maestà e non di una triste realtá con cui purtroppo dobbiamo fare i conti. Ed è doppiamente assurdo perché primo la Germania non ha mai preteso nessuna scusa da parte dei giornalisti italiani, che ormai con i tedeschi ci fanno il tiro a segno.

Io credo che dobbiamo fare un passo indietro e fermarci a ragionare. Dobbiamo recuperare un po' di serietà e tranquillità, nonostante la situazione sia difficile. Perché ha ragione Conte: nel mondo globalizzato in cui viviamo se una nazione crolla ne risentiranno incredibilmente anche le altre nazioni dell'euro zona, figuriamoci quando si parla di due o tre nazioni. Non si tratta solo della sopravvivenza di un singolo Paese né di una questione umanitaria ma di reale convenienza economica per quelle nazioni di proteggere le altre nel sud Europa. Ma è anche nostro dovere fare tutto il possibile perché le tensioni tra governi e nazioni non si trasformino in odio distruttivo. In questo clima avvelenato, caotico, convulso, dobbiamo cercare di rasserenare gli ani invece che gettare altra benzina sul fuoco. Si rischia lo sfascio.

Sappiamo bene che l'Europa è stata costruita su un castello di carte, che è mancato un messaggio culturale che dicesse "siamo europei". Fateci caso, nessuno lo dice, a partire dalla pubblicità, per dire una cosa banale, si parla sempre di "siamo italiani" ed è così anche negli altri paesi. L'unione europea non è quasi mai stata un'unione culturale, a parte forse il progetto Erasmus, è sempre stata un'unione solamente economica, peraltro imperfetta. Ma questo non vuol dire che non abbiamo una storia o una cultura comune. Abbiamo le piú antiche Nazioni del mondo, abbiamo sfornato poeti, artisti, scrittori, musicisti invidiati in tutto il mondo. Siamo piú simili di quanto pensiamo. E siamo piú dipendenti l'uno dall'altro di quanto ci rendiamo conto. Essere italiani o Tedeschi è bello, ma essere Europei può esserlo ancora di piú. Dobbiamo comprendere che l'Europa ha davanti a sé due alternative: o ne esce più rafforzata e unita, non solo metaforicamente, oppure si formeranno piccole unioni economiche fra stati. Ma piú piccoli saremo, piú diventeremo facili prede degli avvoltoi che già ci vorticano sulla testa pronti a gettarsi sulle nostre carcasse.