en-19. Perché Putin e Xi Jinping non vogliono l’Unione Europea

09/01/2022

Il caso Savoini ha non solo rivelato quali fossero i legami pericolosi tra Salvini e la Russia dello Zar Putin, ma anche di come questi, attraverso oligarchi fidati (tra cui spicca il nome dell´ultra conservatore ortodosso omofobo e misogino Konstantin Malofeev intervistato da Report), abbia stretto legami con tutte le destre anti europeiste del vecchio continente, imponendo una politica destabilizzante dei confronti della Unione, atta a spaccarla dal suo interno. E sono sempre piú chiari i rapporti tra la Russia e la diffusione capillare di Fake news, specie in questo momento in cui i cittadini sono resi piú vulnerabili dalla paura, come dice il primo rapporto sulle Fake news legate al Covid-19 firmato da EuDisinfo, l'unità della Commissione Ue che studia e contrasta le false notizie in Rete. Fake News che hanno come obiettivo quello di destabilizzare l'Unione e migliorare l'immagine domestica e globale di Putin e Xi Jinping. Anche ingigantendo il ruolo degli aiuti che hanno mandato a diversi Paesi, compresa l'Italia. Con la conseguente affermazione che l'Unione invece sta tradendo i suoi cittadini. Progetto sul quale si trovano chiaramente le impronte di Russia e Cina.

Che la Russia veda L´EU come una spina del fianco lo si capisce: nessun dittatore vorrebbe avere sul cortile di casa una Unione in cui i diritti dei cittadini e le istituzioni contrastano con il proprio strapotere economico e sociale rischiando di fare cadere il regime. E sono anni ormai che la Russia dell'ex agente Kgb cerca in ogni modo di estendere la sua egemonia oltre i suoi confini. Era ben chiaro già dalla crisi della Crimea del 2014 che ci sarebbe stata una forte contrapposizione tra Putin e l'UE. Ed è diventato tutto piú chiaro quando nel 2017 è stato avviato il Piano Europeo chiamato "Cooperazione strutturata permanente" (acronimo PESCO, dall'inglese Permanent Structured Cooperation), una iniziativa dell'Unione europea nell'ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune volta all'integrazione strutturale delle forze armate di 25 dei 27 stati membri. Previsto già dal Trattato di Lisbona, si basa sull'articolo 42.6 e sul protocollo 10 del Trattato sull'Unione europea.

Cosí è cominciata la manovra a tenaglia: come ha rivelato nel 2017 il Washington Post, secondo un rapporto speciale della Cia, top secret, consegnato a Barack Obama nell'agosto 2016 con la raccomandazione che lo leggessero solo il presidente e un ristretto gruppo di alti consiglieri, Putin ordinò personalmente ai suoi di "sconfiggere o almeno danneggiare Hillary Clinton, ed aiutare l'elezione del suo oppositore Donald Trump". Nel 2017 l'allora direttore della National Intelligence, James Clapper, in un rapporto afferma che "Mosca ha usato diversi mezzi per tentare di alterare il risultato con "operazioni segrete, come cyberattacchi, e con operazioni a volto scoperto da parte di agenzie governative russe, media finanziati da Mosca, intermediari di terze parti e attività a pagamento di troll". E questa grave intromissione nelle questioni americane ha portato non solo alla elezione di un... (definitelo come volete) alla Presidenza del Paese (teoricamente) leader dell'occidente, ma ha anche indebolito uno storico alleato della UE ed un importante esponente della Nato. Lasciando Putin con piú libertà di manovra. E la Russia ha trovato nella Cina un importante socio nel progetti di disgregazione della UE.

D'altronde il progetto lungimirante di Xi Jinping di una "nuova via della seta", un progetto politico-commerciale e infrastrutturale funzionale a permettere alle merci cinesi di raggiungere capillarmente ogni angolo dell'emisfero settentrionale (con l'esclusione degli Stati Uniti), si scontra con le politiche di salvaguardia dei lavoratori, con i diritti inviolabili dei cittadini e con l'etica ambientale, tre tematiche a cui Pechino da anni fa, è il caso di dirlo, orecchio da mercante. Non va mai dimenticato infatti che la Cina continua ad essere una dittatura e che le libertà che a noi sembrano elementari, sono brutalmente negate e represse. L'idea cinese è quella di aprire canali commerciali a senso unico capaci di veicolare con la massima efficienza possibile tutti i beni che la grande fabbrica di Pechino costruisce a prezzi imbattibili, se confrontati con i costi della nostra manodopera e della nostra legislazione sul lavoro. In Cina non esistono sindacati, non esiste una normativa di sicurezza stringente come da noi, non esistono diritti diffusi per i lavoratori, non esiste una normativa ambientale paragonabile alla nostra (Alcuni dei progetti attraverseranno luoghi e habitat ecologicamente fragili, e le reti transcontinentali di strade, ferrovie e porti, costellate da dighe, miniere, centrali elettriche e parchi solari ed eolici, potrebbero avere dei considerevoli impatti ambientali ). Questi elementi fanno sì che il prezzo della produzione cinese sia inarrivabile per le nostre imprese.

È quindi evidente come ci siano interessi ben piú grandi in ballo. Non solo di natura economica ma direi soprattutto di natura civile e sociale. Immaginate come potrebbe diventare l'Europa in mano a persone senza scrupoli ben peggiori di quelli che abbiamo attualmente. Il coronavirus in Italia sta completando il lavoro di demolizione dell'egemonia culturale della democrazia, già duramente incrinata da un ventennio di declino economico e di impazzimento politico populista e sovranista. Se è vero che il Coronavirus cambierà tutto, e sarà, al di là degli effetti sanitari, una pausa nella storia dell'Occidente sviluppato e forse anche un cambio di paradigma nella governance economico-finanziaria dell'Europa, in Italia il coronavirus paradossalmente non ha cambiato niente, ma ha semplicemente aggravato tutto. E si spera che l'immunodepressione politica italiana non abbia toccato un punto di non ritorno e che la "sindrome cinese" come la definiscono alcuni non si dimostri ben più letale del virus arrivato da Wuhan. Ci vuole non solo un ricambio politico importante ma soprattutto di qualità. Ci vuole piú cultura dell'attenzione e alla lettura delle notizie. Stiamo attenti a ciò che ascoltiamo, a ciò che vogliamo credere. Non facciamoci prendere dalla paura, dal panico dallo sconforto. Non abbandoniamoci al terrore e a quel sonno della ragione che genera i mostri. Se adesso vi sentite accerchiati, braccati, se non vi sentite liberi adesso che potete parlare, muovervi, esprimervi e pensare come volete, immaginate cosa possa voler dire essere soggetti a dittature feroci in cui la sola libertà di parola è punita con la morte o con l'ostracismo. Dove le minoranze sono recluse, annientate, dove le donne sono meno di nulla, dove obbedire è l'unica strada e il conformismo l'unica religione.

Personalmente io sposo in pieno il pensiero di un grande Uomo e Politico italiano, uno dei grandi Presidenti della Repubblica Italiana: Sandro Pertini. "preferisco la peggiore delle Democrazie alla migliore delle dittature".