La resistenza è inutile.

12.06.2019

Nelle ultime settimane ho attraversato un periodo tormentato: dopo il Salone del Libro di Torino e soprattutto nei giorni successivi alle Elezioni Europee, l'ansia per l'Italia e per i diritti è cresciuta. Ho sentito crescere una rabbia e una intolleranza incredibile, qualcosa che andava oltre i toni moderati che di solito cerco di mantenere. Non è facile essere moderati in un paese con un clima politico dove tutti urlano contro tutti, dove ci si parla solo per slogan e dove le posizioni ideologiche sono così estremizzate. Ho sempre creduto nel valore della mediazione e nella moderazione dei toni, cosa che mi viene dalle due formazioni completamente opposte che ho avuto sia in famiglia che a scuola. In entrambi i casi infatti, ho incontrato durante la mia crescita personaggi che tendevano a destra e altri a sinistra. Da questa forte bivalenza è nato in me una coscienza moderata, la volontà di andare oltre gli slogan, oltre le ideologie estremizzate e guardare al buono che c'è da entrambe le parti. La volontà di stare lontano dagli estremismi, dalle dittature, dalle forzature di regime, di qualsiasi colore esso sia, in nome dei diritti, dell'uguaglianza e, in ultima analisi, per la salvaguardia del genere umano.

Ma in queste due settimane ho sentito crescere un forte senso di inutilità per le battaglie fatte contro i razzismi, contro l'ignoranza, contro chi nega i problemi climatici, conto chi non capisce e soprattutto non si informa. Mi sono sentito a un certo punto inutile, demoralizzato ed ho avuto paura. La paura mi ha fatto cominciare a schiumare rabbia, incapace di reagire a questo sentimento che mi attanagliava la notte e che mi toglieva il respiro durante il giorno. Annaspavo durante le ore cercando una soluzione, un appiglio, un motivo e un modo per superare questo sentimento che mi stava devastando.

Finché una mattina mi sono svegliato, mi sono guardata allo specchio e mi sono detto: "è veramente questa la vita che vuoi fare? è veramente questo il modo in cui tu vuoi condurre la tua esistenza? vuoi davvero darla vita alla paura?" La risposta ovviamente era no, ma non era tanto la consapevolezza di non voler vivere in quella situazione frustrante e castrante a mancare, quanto il fatto di come superare quella sensazione, su quali basi gettare una nuova consapevolezza e soprattutto una nuova forma di contrasto. E siccome le cose non succedono mai per caso, si sono verificati nei giorni scorsi due avvenimenti che, per quanto lontani distanti nello spazio e nel tempo, hanno contribuito a farmi raggiungere un nuovo equilibrio è una nuova consapevolezza.

Il primo fatto è stato la celebrazione dell'anniversario della morte di Enrico Berlinguer, avvenuta l´11 Giugno 1984. Personaggio molto popolare, rispettato dagli avversari e amato dai propri militanti, tanto che al suo funerale, a Roma, partecipò più di un milione di persone; mai nell'Italia repubblicana si era avuta una manifestazione di tale ampiezza nei confronti di una figura politica. Fu uno degli ultimi grandi uomini della sinistra, grande politico e, soprattutto grande uomo. Ho avuto modo di leggere molto su Berlinguer in questo frangente, ma una cosa che mi ha molto colpito è stato il suo rapporto con l'avversario, principalmente con il segretario del MSI Giorgio Almirante. Un rapporto rispettoso, nonostante tra loro corressero differenze grandi quanto tutto l'emiciclo parlamentare; i loro contrasti erano sempre basati sui principi e sul rispetto dell'avversario. Tanto che Giorgio Almirante si sia presentato a rendere omaggio alla salma di Berlinguer a Via delle Botteghe Oscure, sommessamente e senza clamori (cortesia ricambiata dai dirigenti del PCI alla morte di Giorgio Almirante, nel 1988). É una cosa che mi ha colpito perché è segno che queste persone, al di là delle differenze politiche, mantenevano sempre il rispetto per l'avversario, senza scadere in inutili confronti personalistici. Ma questa è stata solo la prima parte il mio ragionamento.

Il secondo avvenimento è avvenuto ieri, Durante il mio girovagare su Instagram, mi è cascato all'occhio su un intervento di Paolo Ruffini ripreso durante una conferenza. Paolo Ruffini è sempre stato un comico che mi è piaciucchiato ma di cui apprezzo la positività e la sua voglia di rendere sempre bella la vita degli altri in qualche modo. E anche in questo caso è riuscito a fare un intervento veramente interessante e motivante, ma la cosa che più mi ha colpito è stata la citazione di una frase di Madre Teresa di Calcutta. Chi mi segue sa bene che io sono lontano dalla chiesa dei santi, ma come dico sempre, anche un orologio rotto due volte al giorno segna l'ora giusta, quindi ascolto anche le persone più distanti per cogliere il senso di quello che dicono e magari apprendere qualcosa. Madre Teresa, Premio Nobel per la pace nel 1979, rispondeva a delle persone che la invitavano a partecipare a una manifestazione contro la guerra: "Non invitatemi mai ad una manifestazione contro la guerra ma se ne organizzate una a favore della Pace Invitatemi."

Pouf! le mie sinapsi sono esplose!

In quella frase stava la soluzione al mio quesito. Ho cominciato a chiedermi "ma non è che sto sbagliando qualcosa, non è che sto sbagliando l'approccio? Non è che forse più che essere contro devo essere a favore di qualcuno?" In poche parole: la resistenza è utile? Fate bene attenzione, non intendo dire che resistere alla brutalità non sia giusto e sacrosanto; intendo solo dire, forse la resistenza, per come l'abbiamo Intesa adesso e cioè contrapposizione, è un errore) Non sarebbe meglio parlare di proposte alternative?

Mi spiego meglio. La situazione che stiamo vivendo in Italia è figlia dei suoi tempi e della degenerazione dei toni della politica a favore di una demonizzazione dell'avversario, cosa non fatta né da Berlinguer né da Almirante ai loro tempi. Negli anni 90 la sinistra, incapace di contrastare Berlusconi, lo ha demonizzato. E questo ha portato un'esagerazione dei toni, diventati sempre più violenti e radicalizzati su aspetti ideologici, invece che su una reale alternativa e contrasto sui contenuti. Proprio questa incapacità della sinistra di proporre delle alternative valide e a risolvere i problemi, ci ha portato ad avere la situazione che stiamo vivendo. In fondo è piú facile trovare un nemico che creare contenuti e il fatto che l'attuale governo batta sul tasso dell'odio e sia maestro nel fomentare paure è solo il risultato di 15 anni di sistema politico completamente impazzito.

Ovviamente questo mio pensiero è riduttivo è parziale. Non pretendo di cambiare il mondo con questo mio ragionamento, ma almeno mi sembra un buon punto di partenza per riprenderci i nostri spazi, le nostre idee e liberarci dall'odio. Difendersi dalla violenza, sia essa fisica o verbale contrapponendo altra violenza non serve. La gente ha bisogno di risposte concrete e non di urla e di odio. Bisogna uscire dalle ottiche di contrapposizione feroce; è importante, soprattutto aiutare le persone a ragionare con calma e serenità, senza farsi prendere da inutili isterismi paure e ipocrisie. Bisognerebbe prendersi la responsabilità di aver permesso che questo clima di odio nascesse, fare un passo indietro aiutare il confronto e non lo scontro. Solo così si può sperare di cambiare il mondo.

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