Body Shaming: la dittatura della bellezza
Con il termine Body "Shaming" ci si riferisce al giudizio negativo espresso mediante aspre critiche o continui comportamenti canzonatori nei confronti di una persona per via dell'aspetto fisico, qualunque esso sia. Si attua Body Shaming sia nei confronti di una persona ritenuta "troppo grassa" che di una ritenuta "troppo magra", e così via per qualunque parte del corpo.
Il Body Shaming è una vera e propria forma di bullismo. Un'arma sottile ed efficace che spesso si presenta sotto forma di cyberbullismo e che risulta molto diffusa soprattutto tra i giovanissimi, per i quali il giudizio altrui riveste un ruolo estremamente importante e dove i social costituiscono un vero e proprio mondo, alternativo a quello reale, in cui relazionarsi. Sembra che la maggior parte degli adolescenti, infatti abbia subito insulti rivolti alla propria forma fisica o al proprio aspetto. Gli insulti, inoltre, non riguardano solo il mondo femminile - dove una donna su due afferma di aver subito aspri giudizi sulla propria forma fisica - ma coinvolgono sempre più spesso anche quello maschile. Secondo un'indagine condotta dall'associazione Nutrimente Onlus tra le fasce di popolazione più sensibili a questa tipologia di cyberbullismo, vediamo al primo posto proprio gli adolescenti tra i 18 e i 21 anni (32 %) e al secondo posto le donne tra i 25 e i 31 anni (27%).
Quello che piú mi colpisce del Body Shaming è che tutti ne siamo vittime e carnefici allo stesso tempo. In una società sempre piú dominata dall'immagine e dal culto della bellezza, interconnessa dai vari social, emettere un giudizio anche sprezzante è diventato semplice e soprattutto consueto. Esprimiamo con leggerezza commenti su ciò che in una persona non ci piace, spesso critichiamo gli altri in base a come si vestono, come si muovono, come parlano. Ed è estremamente facile rendere gli altri oggetto delle nostre risate. Ammetto che anche io in alcuni casi ho storto il naso davanti ai bizzarri abbinamenti o alla corpulenza di uomini e donne che frequentano il mio bar. La verità è che anche quei commenti che sembrano (lo sembrano?) innocui, sono in realtà body Shaming e andrebbero evitati e combattuti in tutte le loro forme.
Anche io sono vittima di questo fenomeno, ma non tanto da parte degli altri (almeno non in una misura di guardia) ma bensì da me stesso. Perché anche quando rivolgiamo aspre critiche al nostro corpo facciamo Body Shaming: e allora la calvizie e l'obesità, su cui sono sempre il primo a fare dell'ironia, diventano davanti allo specchio o sotto lo sguardo del ragazzo che mi piace, motivi di imbarazzo, vergogna, dispiacere. Mi chiedo: cosa ne sarebbe della mia vita sentimentale se avessi quei 10/15 Kg in meno o se avessi una capigliatura fluente come quella di mia madre? Quanto successo in piú avrei se oltre ad essere abbastanza ironico, simpatico e cortese, avessi anche ereditato gli occhi verdi di mio padre? Sono domande che ovviamente non hanno risposta, aspetti su cui non posso fare molto; eccezion fatta per i kili di troppo, su cui sto lavorando. Mi guardo allo specchio e dico: "guarda che disastro, devo proprio buttare giù questa ciccia! No, non mi piace proprio!". Seguendo la credenza comune erronea secondo la quale il disprezzo per la propria forma fisica potrebbe portare certi tipi di individui a raggiungere il livello di motivazione necessario per raggiungere il peso ideale. Beh, le cose non stanno assolutamente così: sembra infatti, soprattutto nel caso di soggetti obesi, che più questi provano vergogna per via del proprio peso più tendono ad evitare l'esercizio fisico in favore di un più elevato introito calorico, innescando una sorta di circolo vizioso.
La tendenza di oggi è il continuo confronto con l'altro. Ci si confronta con i modelli proposti da social e media e quello che ne risulta è che si diventa sempre più giudici spietati di sé stessi e degli altri. Quello che ci sfugge è che siamo tutti uguali. Tutti con le stesse insicurezze e dubbi che caratterizzano l'animo umano, tutti con lo stesso grado di vergogna quando veniamo additati. La stessa che provo quando un modello di pantalone fichissimo non mi entra, quando provo quella maglietta coloratissima ma troppo piccola, quando vedo un giaccone fantastico ma che è qualche centimetro piú stretto. La vergogna che senti quando in discoteca nessuno ti caga perché sei troppo al di fuori dello standard che la società impone. La vergogna che provi in palestra quando ti vedi riflesso nello specchio e a fianco a te c'è il belloccio palestrato che la dentro ci passa la vita. La vergogna di sentirsi troppo. La vergogna che spinge persone con una bassa autostima a rinchiudersi, a vivere lontano dagli altri, a sentirsi esclusi. Perché in una società in cui l'apparenza è tutto, se non sei in linea con gli standard degli altri non sei nessuno e quindi che senso ha uscire, avere una vita sociale, farsi vedere in giro se poi gli altri sono sempre pronti a criticarti?
I social da un lato hanno contribuito sempre più al dilagare del body Shaming, dall'altro iniziano ad essere sempre più utilizzati anche da chi tale pratica di bullismo vuole combatterla. A conclusione del weekend di addio al nubilato di Chiara Ferragni, su Corriere.it è comparso un articolo in cui venivano definite Chiara, e soprattutto le sue amiche, rotonde. Accortisi dell'errore, dopo che l'influencer aveva denunciato l'accaduto, l'aggettivo rotonde è stato cambiato in "atletiche", ma questo non ha giustamente placato ira e polemica non solo della Blogger e di tutte le sue amiche, ma anche delle sue migliaia di follower e di chiunque nella vita abbia il cuore di trovare fuoriluogo simili commenti sul corpo di donne (più o meno famose e in vista che siano) su un quotidiano. La Ferragni ha commentato con un post sul suo profilo nel quale ha scritto: «Penso sia disgustoso lanciare un messaggio del genere, specialmente quando tantissime donne e ragazze hanno problemi con il loro corpo e con la loro autostima [...] Per le donne di oggi è veramente difficile sentirsi belle, per tantissime diverse ragioni. Essendo io un modello per tantissime di loro ho sempre provato a condividere messaggi in grado di infondere confidenza e autostima. La diversità è bellezza. L'imperfezione è bellezza. La felicità è bellezza. La fiducia in sé stessi è bellezza. Non lasciate che le altre persone vi rovinino, o che vi dicono chi siete. Mai». A sostegno della fashion blogger moltissimi fan, che hanno condiviso e ricondiviso post con l'hashtag #bodyshamingisforlosers (che tradotto praticamente vuole dire: creare vergogna del corpo è per i perdenti) lanciato proprio dalla Ferragni. Chi addita le persone per avere un corpo imperfetto è un perdente. Chi nutre la fiducia in sé stesso, chi accetta le imperfezioni, chi guarda dentro l'anima e tifa per sé e per l'altro è un vincente.
È questo quello che dovremmo comprendere: la nostra autostima non può passare da una perfezione che è relativa e non oggettiva. Lo stereotipo di bellezza cambia in base ai tempi ed alla società, non è immutabile. Ciò che è costante invece è la bellezza dell'intelligenza, del carisma, del fascino. La bellezza è fatta di tante piccole cose, non è solo perfezione di lineamenti o di colore degli occhi e dei capelli. La bellezza, per citare un vecchio adagio, sta negli occhi di chi guarda. Questo però non vuol dire abbandonarsi all'abbrutimento ed all'incuria di sé: la bellezza passa anche per la cura del proprio corpo, non certo intesa nella ricerca di una forma perfetta o di muscoli in evidenza, ma in uno stile di vita sano, che abbia rispetto di questo tempio che ospita la nostra anima. Il corpo va rispettato in quanto mezzo con cui la nostra energia vitale si muove nello spazio ma non deve essere identificato con la nostra anima; la vera bellezza sta nell´equilibro di "Mens sana in corpore sano". La perfezione del corpo non esiste e il bello è proprio lì, nella diversità e nell'imperfezione, in quello che alcuni potrebbero considerare brutto e che altri vorrebbero modificare. È quello il nocciolo della bellezza ed è lì che possiamo davvero distinguerci. Siamo diversi e siamo tutti bellissimi.