Tra poco mi recherò alle urne per esercitare uno dei miei doveri/diritti di
cittadino: quello di esprimere la mia preferenza per l'elezione del parlamento
europeo. Un diritto sancito sia dalla Costituzione Italiana che dai trattati europei
e che vede sempre grandi divisioni, contrasti tra chi vota e chi non vota e che
apre sempre grandi riflessioni. Un diritto/dovere che è molto piú importante di
quanto la gente comunemente pensi e che ha una storia lunga e travagliata.
In principio fu la Polis. Nel mondo
antico, prima della venuta di Alessandro il Grande, della Res pubblica Romana e dell´Imperium
di Giulio Cesare, ai tempi dell'impero egiziano, Ittita e Persiano, in una
piccola regione del mondo, su montagne scoscese e coste travagliate, nasceva le
Démos krátos, il Governo del Popolo.
Mentre i grandi imperi di allora si contendevano il controllo della mezzaluna
fertile, ad Atene intorno al VI secolo a. C., filosofi, politici e pensatori
del calibro di Solone (594 s. C.), Clistene (508 a. C.), Elfialte (462 a. C.) e
Pericle (461 a. C.), davano forma alla forma di Governo che anche oggi ci
sostiene. Pericle fu l'uomo che realizzò pienamente la democrazia in Atene e le
diede un fondamento teorico; la sua idea centrale fu che l'assemblea di tutti i
cittadini ateniesi, l'Ecclesia, avesse il diritto di decidere il destino di
Atene senza altri limiti che quelli imposti da sé stessa. Egli riteneva la
democrazia la forma più evoluta di governo, per cui Atene, madre della
democrazia, poteva e doveva considerarsi scuola della Grecia.
Platone parla approfonditamente della Democrazia nel suo trattato La
Repubblica (cap. VI), nonché nel suo dialogo Politico, dandone un giudizio
negativo: per lui il governo dovrebbe essere tenuto dai filosofi, in una sorta
di tecnocrazia. In contrapposizione alla Democrazia e spesso (molto direi)
confusa con essa, è la "oclocrazia", letteralmente "governo
della massa", concetto introdotto da Polibio per indicare una forma
degenerata di democrazia, dove domina non più la volontà del popolo ma gli
istinti di una massa variamente istigata da demagoghi o reazioni emotive. L'antica
Grecia quindi aveva già sperimentato e teorizzato le grandi forme di governo
che anche oggi possiamo vedere nella nostra società contemporanea. Furono poi i
Romani a creare la res pubblica, la
cosa pubblica che, secondo la definizione attribuita da Cicerone a Publio
Cornelio Scipione Emiliano, è cosa del popolo. Il pensiero politico del grande oratore dà
particolare importanza alla concordia
ordine, la concordia tra i ceti sociali, che rappresenterebbe una sorta di
compromesso tra una vera democrazia e un'oligarchia pura.