en-15. Italiani chiagni e fotti
L'espressione vernacolare napoletana chiagni e fotti (o chiagne e fotte; in italiano: «piangi e fotti») è un volgarismo che costituisce una formula proverbiale della tradizione partenopea. Viene usata, di solito, per sottolineare e stigmatizzare un tipico atteggiamento umano, opportunista e ipocrita, esibito da alcune persone che sono solite indugiare in lamentazioni proprio in quei momenti in cui le cose, per loro, vanno a gonfie vele. L'espressione ha avuto diffusione anche al di fuori dell'originale alveo vernacolare, con una certa fortuna nel campo della comunicazione politica e giornalistica italiana. Umberto Eco paragona il comportamento sotteso al chiagne e fotti a una vera e propria strategia politica, fatta di una dose sapiente di vittimismo, di cui hanno dato esempi paradigmatici Palmiro Togliatti, Marco Pannella (che, denunciando una congiura del silenzio nei confronti delle iniziative dei Radicali Italiani, attirava l'attenzione costante dei mass media), lo stesso Silvio Berlusconi (con le sue dichiarazioni sulla presunta persecuzione ordita ai suoi danni da magistratura, televisioni, giornali e poteri forti) ma anche Beppe Grillo (nella campagna elettorale del Movimento 5 stelle per le elezioni politiche del 2013), il quale, nonostante l'attenzione costante guadagnatasi dai mezzi di comunicazione di massa, non ha smesso di denunciare il presunto ostracismo che questi ultimi avrebbero messo in atto nei confronti del suo progetto politico.
Di questi italiani ne conosco parecchi, sia in Italia che, soprattutto, all'estero. È il classico italiano che quando viene pizzicato a commettere qualche illecito invece di ammettere le proprie colpe, comincia a piangere contro un sistema che lo ha costretto a comportarsi in quel modo, senza rendersi conto però, che ha contribuito con il suo comportamento a far si che il sistema andasse in malora. In questi momenti cosí difficili, mentre si prospetta una crisi economica, sociale e climatica senza precedenti, l'italiano medio dà il meglio di sé. Grazie anche ai social, che invece di essere usati come modalità di connessione sono utilizzati dalla propaganda di certa parte politica per diffondere Fake news a cui i boccaloni abboccano puntualmente. Il che si traduce nell'inveire contro gli altri, i tedeschi cattivi, l'Europa dei burocrati, i poteri forti. Non voglio con questo dire che dall'estero non continuino ad arrivarci tegole, sia ben chiaro. La posizione antieuropeista, contro questa UE la posso in parte condividere. Quel che non accetto affatto è che a fare la morale siano quelli che, direttamente o indirettamente, sono la causa stessa del nostro male.
Perché se teoricamente gli italiani sono tutti ligi al dovere, rispettosi delle regole e sostenitore di uno stato sovrano, con i fatti smentiscono ampiamente ciò che sostengono. Nella penisola è tutto un denunciare, anzi un gridare le ingiustizie; in primo luogo quelle subite direttamente dall'interessato, e poi quelle causate un po' a tutti dal perverso sistema italiano. E per come gridano e sbraitano, si dovrebbe appunto pensare che questi italiani siano davvero cittadini dalla specchiata moralità. Se non che questi stessi individui, moralizzatori a parole e pronti alla sempiterna lamentela contro tutto e tutti, si comportano nella vita pratica in maniera contraria al loro virtuoso parlare: sono in genere furbi, trasgressivi, opportunisti, con un forte senso non del diritto ma del privilegio. Sempre pronti all'autoassoluzione, mentre si dimostrano cinici e implacabili nel giudicare non solo l'agire ma le motivazioni altrui. E sono pronti a far ricorso a parolacce e ingiurie contro chi non condivida il bersaglio delle loro apocalittiche condanne. se solo provi a parlare di lotta all'evasione, di sfoltire i privilegi delle piccole caste che infettano l'Italia, se solo ti azzardi a smuovere un capello, partono tutti i distinguo del caso. E, appena fatta una legge per raddrizzare le cose, ecco la levata di scudi a difesa di questa o quella categoria.
E le cose non cambiano certo andando all'estero. Anni fa ho aperto un gruppo di FB di italiani residenti a Monaco. Dopo i primi tempi ho rinunciato a seguirlo perché molti scrivevano dall'Italia intenzionati a trasferirsi in Germania e la prima domanda che ponevano riguardava i sussidi, come avere una casa dallo stato e altre cose cosí. Molti che vengono qui, senza conoscere una parola di tedesco (e spesso neanche l'italiano bene), senza un appoggio né un aiuto, finiscono preda di proprietari senza scrupoli italiani, che li sfruttano a dovere. Quattro soldi, un calcio in culo e se non ti va bene via. E molte di queste persone, invece di chiedere aiuto allo stato tedesco (che punisce gli evasori e soprattutto il lavoro nero), o prendersela con la loro ristretta se non esistente capacità di adattamento o volontà di evolvere e integrarsi, se ne tornano al paesello sputando sul paese che li ha ospitati e insultando i tedeschi, che con le loro vicende e la loro ignoranza poco centrano. Anche qui, non voglio dir che la Germania sia il paradiso, anche qui ci sono dei bei problemi con evasione fiscale e lavoro nero, ma se ti dai da fare puoi ritagliarti il tuo posticino. Invece succede spesso che è piú facile dire "è colpa di" piuttosto che provare a mettersi in gioco, sia mai che poi ci riesci.
Invece di continuare a piangerci addosso, a dare la colpa a questo o quel paese per le nostre disgrazie, dovremmo cominciare a guardarci in faccia e dirci che siamo stati dei coglioni. Lo siamo stati quando negli anni 70-90 del secolo scorso, chi era dipendente pubblico e poteva portarsi qualcosa a casa lo faceva. Dai cantieri, dagli uffici, dagli ospedali, dai posti di lavoro, si cercava di portare via tutto quel che si poteva. Tanto pagava Pantalone, mica noi. Stesso dicasi per i dipendenti che timbravano il cartellino senza lavorare, a tutti i livelli della società, siano dipendenti comunali o politici vecchi e nuovi. E le indennità percepite mentre si lavorava in nero? Per non parlare del nepotismo, della corruzione, del clientelarismo. si cercava sempre il modo di oleare il sistema, di oleare gli ingranaggi della burocrazia con ogni mezzo, lecito o meno. Fino a culminare con le varie frodi perpetrate ai danni della Comunità Europea. Da dove pensate che venga la ricchezza media degli italiani? È figlia diretta del debito pubblico, che l'ha finanziata. Persone e famiglie intere di furbetti che si sono costruiti case, ville imperi economici sulla ruberia, sulla evasione fiscale, e tutti ad applaudire come novelli Robin Hood, a dire bravi, "fotti il sistema", a sentirsi dei furbi quando invece si era solo dei farabutti incoscienti. E taccio sui falsi invalidi o sui "baby pensionati", persone in pensione da quarant'anni a spese del contribuente. E le cose non sono certo cambiate negli ultimi anni e lo abbiamo visto con il completo fallimento del Reddito di cittadinanza, erogato anche a persone che non ne avevano alcun diritto e che anzi continuavano a lavorare in nero, alla faccia dei controlli di uno Stato debole, assente ed inefficace. Il tutto mentre le persone oneste cercavano di tirare avanti, spesso fallendo e rimettendoci tutto, chiedendosi se non fossero dei perfetti coglioni rispetto ai soliti furbi che prosperavano. E invece di vedere quali sono le nostre pecche, ecco che ci lamentiamo tanto dei nostri politici, della corruzione, del malaffare, ma vi dico una cosa: ogni popolo ha il governo che si merita. I parlamentari o i consiglieri regionali non sono esseri venuti da un altro pianeta, non sono tedeschi o olandesi, sono italiani come voi e come me e rappresentano in tutto e per tutto l'italiano medio.
Quindi prima di lamentarvi degli altri, di credere alle congiure dei poteri forti, di urlare contro la Merkel, l'Europa, il gruppo Bilderberg o gli illuminati, chiediamoci quanto anche noi siamo co responsabili del disastro che stiamo vivendo. E magari cerchiamo di cambiare modo di fare e di pensare, proviamo ad essere meno egoisti se vogliamo davvero rendere grande questa Nazione.