Umberto Eco e il lato imbecille della forza

02.03.2019

Il tema delle conseguenze del cattivo uso fatto da molti di internet con la conseguente diffusione di Fake news e teorie complottiste è un argomento molto dibattuto dentro e fuori il mondo telematico. Premesso che non sono un esperto in sociologia, psicologia delle masse e altre discipline, da semplice fruitore di internet e persona molto curiosa, da tempo mi chiedo perché siamo arrivati a questo punto e cosa posso fare io, nel mio piccolo per contrastare questo fenomeno. Quello che posso fare è riportare le idee di coloro che di queste cose dibattono da decenni e che hanno contribuito a creare il mio personale pensiero in merito che, lungi dall'essere verità assoluta (e lungi da me farla diventare tale), vuole solo aprire il lettore ad un ragionamento interiore su questa tematica, lasciando possibilmente lontano tecnicismi e parafrasi che possono sviare e confondere.

Partiamo dai fondamentali: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli»

Questa celebre citazione di un discorso tenuto dal grande Umberto Eco nel 2015, resta una pietra miliare è un punto di riferimento per tutti coloro che criticano aspramente il mondo di internet e in special modo dei social network. Oggi tutti si sentono liberi di esporre le proprie teorie spacciandole per dogmi o verità assolute senza alcun supporto e soprattutto senza comprendere minimamente ciò che leggono, sentono o scrivono. Questo perché si è confusa la legittima liberta di parole e di espressione con il dovere di ognuno di tenersi informati e, soprattutto, informarsi prima di lanciarsi in elucubrazioni su qualcosa che non si conosce. In aggiunta a questa preoccupante mancanza di (in)formazione, internet ha amplificato una già presente e generale diffidenza verso la scienza, soprattutto da parte di chi non è mai stato avvezzo fin da piccolo ad avere a che fare con lo studio e la conoscenza in generale. Questa diffidenza verso la scienza ufficiale è il frutto delle campagne di alfabetizzazione di massa, che come evidenziato dall´UNESCO in uno studio del 1958, avrebbero dovuto mirare a standard di alfabetizzazione più elevati del semplice saper leggere e scrivere, e concentrarsi sullo sviluppo della capacità di saper utilizzare tali competenze nelle relazioni fra sé e la propria comunità e le situazioni socioeconomiche della vita. Internet quindi non ha fatto altro che acuire e amplificare un problema legato al sistema scolastico e alla formazione sociale e culturale del popolo.

Il progresso tecnologico non ha aiutato il progresso culturale. Come ha detto il grande Eco, «La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore», mentre Internet «ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità». Con la conseguente proliferazione di Teorie del complotto e Fake news, evoluzione tecnologica delle catene di sant'Antonio e delle legende metropolitane, per sopperire alla fame di spiegazioni semplici di fenomeni complessi, facili da digerire per chi non ha i mezzi per decifrarli da solo. Teorie complottiste che finiscono per influenzare la vita di ognuno di noi, dal sempre verde "non siamo mai stati sulla luna" all'incredibile ritorno del terra piattismo, dalle speculazioni sui globalisti alle deliranti battaglie contro big Pharma dei no vax (che rischiano di minare la copertura vaccinale cosí faticosamente raggiunta nei primi anni del 2000). Molti concordano quindi nel sostenere che il problema non sia internet in se ma la mancanza di istruzioni in merito al suo uso e, in genere, alla mancanza di mezzi atti a decifrare la realtà in mano alla gente comune. I danni causati dal combinato disposto di analfabetismo funzionale e far west cibernetico sono in allarmante crescita ed è arrivato il momento di fare qualcosa in merito prima che la bomba esploda.

È ovvio che bisogna per prima cosa recuperare il rispetto dei ruoli, per chi si è impegnato, per chi ha dimostrato sul campo con anni di sacrifici e dedizione di essere competente nella sua materia. Bisogna recuperare il rispetto per i professionisti in ogni campo e genere e, se si vuole esprimere la propria opinione, farlo con estremo rispetto, con voglia di dialogare e soprattutto con umiltà, cosa che a molti commentatori tuttologhi ed influencer di ultima generazione spesso manca. Soprattutto, bisogna tornare a premiare il merito, la cultura del sacrificio che porta ai risultati, ma non è demonizzando internet che si ottiene questo obiettivo, ma partendo dalle basi, avvicinando di nuovo le persone alla conoscenza e insegnando, per dirla con le parole di un mio amico ricercatore e formatore, che "la bellezza e la pienezza stanno dentro l'impegno. Dietro il bel suono di un cantante, ci sono ore e ore in anni e anni di esercizio. E sacrificio. Dietro il colore perfetto di un disegno, idem. Dietro il modello corretto dell'architetto, dietro la ricerca del biologo, dietro le belle parole del letterato, dietro il metodo più giusto e la capacità più giusta di approccio del pedagogo". Ma non è solo attraverso la scuola (e quindi un ripensamento del modello di alfabetizzazione come auspicato nel già menzionato studio dell´UNESCO) che si può risolvere la situazione. O perlomeno, può farlo per il futuro ma non può offrire una risoluzione tempestiva al problema attuale dell'Analfabetismo funzionale.

Un'altra soluzione potrebbe quindi essere quello di aumentare la presenza on line di esperiti, che confutino le strampalate teorie complottiste e educhino le persone a riconoscere le bufale dalle notizie vere, facendo una attività di informazione e debunking. Un esempio in tal senso può sicuramente essere Dario Bressanini, Chimico prestato a YouTube, che sul suo canale smonta Fake news e teorie legate al mondo della chimica con l'autorevolezza propria di un conferenziere, docente universitario e ricercatore. A lui si stanno unendo altri esperti della comunità scientifica internazionale, filosofi, ricercatori, nutrizionisti, che stanno lentamente creando delle community in cui si parla dei disparati argomenti in modo serio, professionale e autorevole. Persone competenti ed accreditate che stanno conquistando lentamente una fetta della popolazione cibernetica, diffondendo conoscenza e sapere e avvicinando le nuove generazioni al piacere della scoperta, alla curiosità ed al senso critico, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che Internet non è altro che un mezzo e ciò che è importante è l´uso che se ne fa.

Questi professionisti hanno compreso una realtà che ormai dovrebbe essere lampante: la "legione di imbecilli" va affrontata sul proprio campo. Non si può combattere la guerra senza andare al fronte, ed il fronte in questo momento è internet. Inoltre, bisogna conoscere il proprio nemico e non giudicare a scatola chiusa tutto il web etichettandolo come sede di ogni male possibile, buttando cosí il bambino con l'acqua sporca. Si rischia non solo di restare fuori dal fenomeno, ma soprattutto di non riuscire ad intercettare i giusti canali di contrasto alla proliferazione dei webeti. Rifiutarsi di considerare che qualcosa (per quanto poco) di buono ci sia nel mondo web, equivale ad arroccarsi su posizioni settarie. Perché, per dirla come Gianluca Nicoletti (giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo italiano, attualmente speaker di Radio 24 e editorialista de "La Stampa") «è finita purtroppo l'epoca delle fortezze inespugnabili in cui la verità era custodita dai suoi sacerdoti. Oggi la verità va difesa in ogni anfratto, farlo costa fatica, gratifica molto meno, ma soprattutto richiede capacità di combattimento all'arma bianca: non si produce pensiero nella cultura digitale se non si accetta di stare gomito a gomito con il lato imbecille della forza».