en-Salvini e le pecore (ma senza Pastori)

07/02/2021

"Fossi in Monti metterei sul mercato la Sardegna. Con quei soldi potremmo alleggerire il nostro debito che, tra l'altro, mica l'han fatto gli operai della Fiat o i piccoli imprenditori del Veneto o del Nord est." Parole di Mario Borghezio, europarlamentare della Lega, pronunciate nel 2012. Parole da cui ne lui ne tantomeno Capitan Felpa ha mai preso le distanze, ma che sono anzi state completamente ignorate nonostante le molteplici riproposizioni durante la campagna elettorale per le elezioni regionali di Sardegna del 24 febbraio scorso. Tanto che la Lega aiuta il centro destra nella vittoria di Christian Solinas, eletto con il 51% neo presidente della Regione.

È vero che il risultato non è stato cosí schiacciante, ma come già successo in Sicilia mi stupisce profondamente come un partito che fino a pochi anni fa ci sputava addosso, guidato da una persona che fino a l'altro ieri intonava cori razzisti contro i "meridionali colerosi", abbia ricevuto quasi il 12% delle preferenze. Forse ha influito sul voto la tempestiva risoluzione della protesta dei Pastori sardi (?) o forse il fatto che, nel giorno delle votazioni sui social network Salvini, replicando quanto avvenuto al momento del voto in Abruzzo, ha rotto il silenzio elettorale scrivendo su Facebook (cosa poi reiterata nel pomeriggio, quando ha rilanciato il messaggio su Twitter). O forse i Sardi, come il resto dei meridionali, hanno semplicemente la memoria corta.

Una cosa che mi ha colpito leggendo i vari commenti è stata la grande differenza tra le intenzioni di voto espresse agli exit poll e il voto reale. La questione è curiosa ed è abbastanza inusuale, visto che solitamente gli elettori rispondono in modo veritiero all'uscita dalle urne. Ma forse c'è una spiegazione: la vergogna di sapere di aver fatto una scelta diversa, estrema, contro il buon senso e contro ogni dignità. Soprattutto nei confronti di un partito che come detto sopra, ha sempre ritenuto il sud e le isole un peso morto, qualcosa di cui liberarsi. E mentre posso comprendere l'odio profondo verso il PD, dettato da una situazione di malgoverno prolungata e una mancanza di fiducia, non riesco a capacitarmi di come la Lega, forse il partito piú vecchio presente in parlamento, capeggiato da un uomo che è in politica da ben prima di Berlusconi, sia diventato agli occhi di parte del sud un punto di riferimento. I sardi lo sanno bene come la scelta da loro operata sia non solo incoerente ma anche un insulto verso sé stessi. E i dati divergenti tra exit poll e voto reale dimostrano come le persone lo sappiano, siano coscienti della merda che si sono tirati addosso, e se ne vergognino. Ancora di piú, sono ipocriti. In un paese ideale, in cui le persone votano in base alla conoscenza e non seguendo l'istinto e la pancia, dove sanno distinguere tra una persona capace e un pifferaio magico, queste cose non potrebbero mai accadere.

Eppure, è successo: molti di coloro che hanno votato Lega (in modo convinto od ob torto collo poco importa a questo punto), si vergognavano cosí tanto di dichiararlo che hanno fatto sballare i sondaggi. Questo mi ha riportato indietro, ai tempi in cui Berlusconi vinceva le elezioni ma nessuno sembrava averlo votato, alla mancanza di coscienza e di presa di posizione di persone che piú che adulte e consapevoli sembrano essere uscite fresche fresche dall'asilo nido. Io credo che il vero problema non sia il fatto di votare uno schieramento piuttosto che un altro. Se mi sai motivare con toni pacati, senza violenza ne verbale ne fisica, posso anche comprendere le tue ragioni. Ma rinnegare davanti a tutti le tue scelte come fece Pietro con Gesù Cristo, dimostra la codardia di persone che non vogliono prendersi la responsabilità di nulla, non solo delle scelte politiche ma neanche di quelle che fanno nella vita. Un popolo di codardi che non prende posizione, che non si espone, che aspetta che siano gli altri a fare qualcosa. Che non votano, abdicano ai politici senza consapevolezza, senza pensare, senza essere coscienti.

Il voto ini Sardegna ha dimostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che le persone non sanno (o non vogliono sapere) e continuano a girarsi dall'altra parte, sorvolando su mancanze, difetti, odi e idiosincrasie della politica.