Ed è stato proprio il ministro salvini a riportarci su una dialettica politica a noi purtroppo familiare, nei toni (grotteschi, accusatori e polemici) e nei contenuti (inesistenti nella sostanza ma "liscia popolo" oltre ogni dire) del suo intervento. Neanche Berlusconi nei sui tempi d'oro era riuscito a fare un discorso cosí populista e arraffazzonato. Oltre a non rispondere a nessuna delle domande poste da Conte nel suo lungo discorso (chiarezza sui suoi rapporti con Savoini, perché ha scatenato la crisi e soprattutto sui suoi toni sempre sopra le righe), il segretario della lega si è lanciato in una lunga carrellata di spot elettorali, facendo piú un comizio che un vero e proprio intervento da senatore, con continui e fastidiosi riferimenti al "paese reale" contrapposto ai "palazzi chiusi" della democrazia. Un lungo discorso in cui non ha mancato di attaccare punto su punto avversari ed ex alleati, citando Saviano a buffo, stuzzicando il PD su vari punti, immancabile riferimento a Bibbiano e al diritto di difendere il diritto dei bambini di "avere una mamma ed un papà". Concludendo poi con un vittimismo disarmante, fingendosi pecorella in un covo di lupi dopo essere stato lui stesso a scatenare il putiferio. Insomma, ha girato la frittata in un continuo comizio fatto di slogan e sberleffi, conditi da citazioni di santi (Giovanni Paolo II) e madonne. Proprio su questo punto il segretario della lega ha dato il meglio: già durante il discorso del Premier, dopo che questi lo aveva redarguito per il suo vizio di mischiare simbolismi sacri alla politica, salvini aveva avuto il coraggio di tirare fuori un rosario e baciarlo come un impunito. Povero Cristo (non lui, quello sulla croce). Durante il suo intervento salvini si è difeso rivendicando il diritto di credere in quel che vuole e di baciare i rosari e mostrarli e di dedicare l'Italia al cuore immacolato di maria e altre cose del genere. Scatenando ovviamente la bagarre in senato.
Dall'altro lato dell'emiciclo, un altro Matteo (Renzi), ha rintuzzato il fuoco: pur non mettendo in dubbio l'onestà del discorso del Presidente Conte, lo ha accusando di aver permesso con il suo silenzio durato 14 mesi, che certi atteggiamenti del suo ministro andassero oltre, rendendosi complice dell'instaurazione di un sentimento di odio crescente verso il diverso, contro l'avversario, contro chi è diverso, anche quando esso è italiano. Soprattutto ha risposto al ministro salvini sulla questione religiosa, sbattendogli in faccia la sua ipocrisia con ironia, citando il vangelo (naturalmente secondo Matteo): "avevo freddo, e mi avete accolto. Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Avevo sete e mi avete dissetato". E aggiunge: "questo è il parlamento, non è il Papeete". Concludendo il suo intervento mettendo in guardia salvini sulla solidità del suo consenso: "glielo dico per esperienza personale, ci sono passato", non risparmiandosi un'ultima stoccata chiedendogli di fare chiarezza sui suoi rapporti con Savoini e l'affaire russo.