en-La rivincita dei MedioMan
Nel 2001 nella trasmissione "mai dire Grande Fratello" della Gialappa ´s Band, comparve "MedioMan Locuratolo", personaggio inventato da Fabio de Luigi ed ispirato ad un concorrente del Reality, soprannominato appunto MedioMan. La funzione di questo personaggio era quella di rappresentare l'uomo medio, che al momento del bisogno assume l'identità del supereroe occasionale. Ho rivisto questo personaggio in un video amarcord su YouTube e, partendo da questo, è nato in me un dibattito che mi ha portato a valutare se io fossi mediocre o meno, ragionando anche sull'idea che il successo si misura in base a quanto sei vicino all'obbiettivo che ti sei prefissato. Durante le mie ricerche mi sono imbattuto in una frase di Ugo Ojetti (1871 - 1946), scrittore, critico d'arte e giornalista italiano: "Essere un mediocre non è una pena. La pena è accorgersene. Ma è un mediocre chi s'avvede d'esserlo?" la cosa si faceva complicata: se io mi rendo conto di essere mediocre e non lo sono, allora perché i risultati che ottengo sono cosí deludenti? Ho deciso quindi di continuare l'approfondimento.
Secondo l'enciclopedia Treccani, il mediocre è una persona di poco valore, di scarse qualità e che si dà molte arie. È quello che resta sempre nella media, che non eccelle ma che comunque si erge al di sopra di tutto e tutti, pretendendo di essere migliore in base a criteri poco obiettivi e completamente di parte. Tutti nella nostra vita abbiamo incontrato almeno un mediocre, spesso anche noi lo siamo stati in qualche ambito: nella nostra società contemporanea, i mediocri stanno prendendo il sopravvento perché, per dirla con le parole di John Stuart Mill, filosofo ed economista britannico del XIX secolo, "la tendenza generale del mondo è quella di fare della mediocrità la potenza dominante". E questo è quanto piú vero oggi, dove la mediocrità è stata istituzionalizzata in nome di una presunta eguaglianza intellettuale. Tutti sono in grado di fare tutto, l'accesso libero e diffuso alla cultura, alle arti, alle scienze, da la possibilità a tutti di poter arrivare in alto. Attenzione però: dare la possibilità non vuol dire che tutti arrivino in alto alla scala della conoscenza. In realtà la scalabilità del successo è solo una illusione a cui l'uomo medio si aggrappa, senza rendersi conto che percorrere quella strada vuol dire sottoporsi a un duro lavoro di crescita, conoscenza, istruzione.
Come diceva Ojetti, accorgersi di essere mediocri è il primo passo per uscire dalla mediocrità. Ma per accorgersene prima bisogna fermarsi a ragionare e fare una profonda autocritica, chiederci se quello che stiamo ottenendo nella nostra vita è in linea con quello che pensiamo di essere o se il percorso che abbiamo fatto è stato il frutto di quello che conosciamo (o non consociamo) del mondo che ci ruota intorno. Successivamente, per uscire da questo stato, bisogna elevarsi attraverso la conoscenza. Porsi certe domande scomode peró fa male, ci fa precipitare giù dal piedistallo su cui ci siamo arrampicati, giù sotto, tra la massa. É un lavoro sporco che in pochi sono disposti a fare: ecco spiegato il proliferare della mediocrità dappertutto. Va detto però, in parziale difesa del genere umano, che la comunicazione di massa e la diffusione della tecnologia, non aiutano le persone a comprendere i propri limiti né li aiuta a superarli. Piuttosto negli ultimi anni si è assistito ad un preoccupante proliferare di talent show che danno alle persone l'illusione che sia possibile a tutti, senza preparazione, formazione o sacrificio, arrivare ed emergere, ergersi sugli altri, anche su chi investe il proprio tempo nella formazione dura e fruttuosa. Portando alla ribalta modelli di persone medie che, con i loro atteggiamenti sono molto piú vicini al popolino e lo accarezzano, lo coccolano, lo fanno sentire non parte di una minoranza ma maggioranza: in un mondo di mediocrità, l'uomo medio si sente a suo agio e l'intellettuale completamente fuori posto.
Questo appiattimento oltre che a privarci del valore vero di chi si sbatte anni a studiare, ci inonda di contenuti poveri, stereotipati, standardizzati e sempre piú bassi. Impedendoci di godere della genialità che non è di tutti ma solo di alcuni. Torno a ripeterlo: questo non vuol dire che non sia realmente possibile sviluppare il proprio potenziale latente (che è di tutti), ma il genio non nasce innato se non in rari casi, ed anche in qui casi va alimentato con studio e dedizione. Pensate a Mozart per esempio: é stato il genio indiscusso della musica Classica, amato anche dal popolo ed ammirato per la sua storia tra genio e sregolatezza. Eppure, anche lui ha dovuto studiare, applicarsi, conoscere. Certo, venendo da una famiglia di musicisti è stato adeguatamente istruito e stimolato, ma questo vuol dire solo che la genialità non è assoluta, ma va sempre coltivata. invece l'uomo medio si sente un genio ma non lo è. Stessa cosa in letteratura: ogni giorno siamo inondati di persone che, senza né arte né parte, buttano on line testi scritti male, sgrammaticati, sconclusionati, senza rendersi conto che dietro un libro c'è dedizione, lavoro, levatacce e notti insonni, revisioni infinite, aiuto di persone competenti. Tutti si sentono grandi scrittori ma spesso non conoscono la differenza tra "ho" ed "o".
Il problema della mediocrità é che non conosce modestia. Il mediocre non chiede aiuto, non si fida dei "professoroni", della cultura ufficiale, delle vie giá percorse dagli altri. L'uomo medio si affida ai suoi sensi, non ha bisogno di altro. La cultura del Medio Man fa sì che tutti si identifichino nei pochi casi di talento innato, sorvolando su tutto il resto. Osannando il genio di Mozart e ignorando tutti i suoi sacrifici; contrapponendo i nostri sensi limitati alle piú raffinate tecnologie che ci mostrano la sfericità della terra; preferendo l'uomo della strada ai piú affermati economisti; fidandosi dell'omeopatia e non degli studi scientifici. Il MedioMan che è in ognuno di noi, scalpita, urla, ci fa credere nel mito della scalabilità del successo grazie al talento, con cui si alimenta un business che ha fatto della mediocrità la sua piú ampia e grande fonte di guadagno. Iamo diventati tutti geni incompresi, in perenne competizione con gli altri, con il sistema che "non ci capisce" e vittime della nostra stessa cecità. Non ci accorgiamo che invece di elevarci stiamo trascinando la nostra civiltà nel fango della omologazione. MedioMan è in fondo anche un po' analfabeta funzionale.
Sono giorni, mesi che mi interrogo sul perché di questa pericolosa involuzione. Abbiamo tutti i mezzi per evolvere, tecnologie che ci spieghino le cose, libri a cui attingere per avere informazioni. Forse il problema sta nel fatto che nessuno ci spiega come essere noi stessi, ad apprezzare il fatto di essere già di per sé unici. Invece viviamo nel terrore, abbiamo paura di non essere nessuno, di essere un numero tra mille, perché vogliamo arrivare in alto, dove tutti possano vederci ed invidiarci. Decidiamo di cosa fidarci o no, convinti che la democrazia si debba applicare a tutti gli ambiti della società, compresa la scienza. Peccato che non sia cosí e che la ricerca e la scienza siano i due ambiti meno democratici (ma sicuramente meritocratici) dello scibile umano. Ma l'uomo medio questo non lo sa, non lo può o non lo vuole sapere, accecato dalle sue idee. MedioMan ha sconfitto la ragione. E i risultati di questo disastro sono sotto gli occhi di tutti.