Lo so, molti dei miei collegi scrittori non si troveranno d'accordo con
questa mia affermazione, ma è un dato di fatto che non solo ci siano pochi
lettori in Italia, ma che ci siano una marea di autori di libri di tutti i
generi, ma che alla fine le proposte realmente originali, di impatto o che
rivoluzionano in modo positivo la letteratura siano sempre meno. Mi è capitato
di parlare con molte persone durante i miei turni allo stand dove esponevo i
miei libri e le file per assistere a qualche importante evento. Molti sono
quelli che accarezzano il sogno di essere pubblicati da una casa editrice,
molti hanno un libro che aspetta nel cassetto di essere portato alla luce ed
alla attenzione del pubblico. Molti autori self lamentano le poche vendite, di
non avere abbastanza visibilità, addirittura se la prendono con i lettori "che
non capiscono" il grande valore che delle loro opere. Presunzione ed arroganza.
Io stesso lamento il fatto che i miei libri non abbiano abbastanza
considerazione, ma invece di inveire contro chi, pur avendo letto il libro, non
lascia una recensione o non ne parla con tutto il mondo, mi chiedo
continuamente se il problema non stia in me, nel mio modo di scrivere, nel mio
modo di pormi d fronte alla scrittura, addirittura se non ci sia di fondo una
carenza di capacità o informazioni. Mi resta sempre in mente un aneddoto
raccontato da T. Harv Eker ne "I segreti della mente milionaria", in cui una
volta una persona gli disse: "Harv, se sei nella situazione in cui sei, forse
c'è qualcosa che non sai". Ecco, questo è il mio pensiero fisso. Forse se sono
in questo limbo, c'è qualcosa che mi sfugge e mi interrogo continuamente in
merito. Anche troppo dice qualche mio amico, fino all'ossessione. Per molti
self invece il problema è esattamente l'inverso.
Sia ben chiaro, io sono un fautore del self, sono dell'idea che la
tecnologia abbia aperto ampi spazi per la creazione di cultura, ma è anche vero
che le persone sono state lasciate completamente da sole nella gestione e
comprensione di questo fantastico strumento, inondate da informazioni errate
sulle immense potenzialità della autoformazione e spinte a credere di poter
fare di tutto senza avere le giuste competenze. Anche io fino a poco tempo fa
facevo parte di questa schiera di persone, spesso frustrate dai propri
risultati scadenti o comunque non in linea con le proprie aspettative, che
incolpavano gli altri, i lettori che non capivano, che non apprezzavano il
genio. Ma come ho deciso io di cambiare atteggiamento e cercare di capire, cosí
mi piacerebbe che facessero anche gli altri colleghi self, colti da manie di protagonismo,
spesso facili al linciaggio (certi gruppi facebook sono rinomati per essere dei
covi di giovani promesse della letteratura frustrate e pronte ad azzannare gli
altri per qualsiasi cosa), possono comprendere che l'unica strada è guardare
dentro sé stessi, accettare i propri limiti e soprattutto fare un passo
indietro se necessario.