Certo, non è possibile escludere completamente che dietro il fenomeno Greta ci sia anche una parte di interessi economici che giocano a creare il fenomeno, ma voler puntare il dito solo su questa eventualità senza però considerare minimamente né la persona né tantomeno il messaggio che essa porta è non solo un comportamento suicida da anche molto ipocrita. E solitamente a puntare il dito è chi cerca un valido motivo per non fare nulla, per mantenere lo status quo, autoassolversi dando la colpa a fantomatici "poteri forti" e soprattutto, per non rinunciare al falso benessere a cui siamo tutti abituati. Ribadisco, falso benessere, l'ideologia dell'usa e getta, del take away, del sottocosto, dell'ultimo aggeggino tecnologico, della macchina da guidare anche per andare a fare la spesa. Un benessere che non è legato ad un reale bisogno ma a una serie di bisogni indotti, senza dei quali possiamo vivere una vita piú che dignitosa. Un progresso di cui siamo schiavi e non padroni. Un falso benessere divenuto negli ultimi anni status symbol, spinto dalla necessità della cultura consumistica di mantenere sempre alti i consumi per non far crollare tutto il sistema economico come un castello di carta. C'è un video molto interessante in merito che vi consiglio di vedere, si chiama "la storia delle cose" realizzato da Annie Leonard; una critica violenta e documentata all´eccessivo consumismo che ci sta distruggendo.
Ma puoi portare un asino a bere, se non ha sete non berrà. Triste a dirlo, molte delle persone con cui parlo di questi problemi se ne escono con un ragionamento che mi fa perdere fiducia nel genere umano: "se sono stati i miei nonni e genitori a creare questa situazione disinteressandosi completamente alla questione ambientale, perché devo essere io a privarmi delle comodità per salvare il mondo? Che vada a farsi fottere, moriremo insieme allegramente!". Un ragionamento del genere, oltre ad essere molto egoista e soprattutto arrogante, non tiene in considerazione due fattori molto importanti. Il primo è che le generazioni precedenti non avevano la coscienza ecologica e globale che abbiamo noi oggi. Si, è vero, vent'anni fa quando frequentavo le scuole medie si parlava già di problemi climatici, ma non lo si faceva a questi livelli. Per non parlare dei miei genitori che, come i figli del boom economico, scorrazzavano in auto che consumavano benzina a tutto spiano e acquistavano tutto quello che potevano. Il secondo punto debole del ragionamento è che non si pensa che, oltre a consegnare ai nostri posteri un mondo schifoso, saremo noi i primi a subire le conseguenze del cambiamento climatico. Massicce emigrazioni, guerre per le risorse, instabilità continua, divisioni... siamo davvero pronti a d affrontare tutto questo? Riusciamo a guardare ai nostri figli e dirgli "fottetevi, cazzi vostri??" Perché in fondo è quello che stiamo facendo ragionando in questo modo, ce ne stiamo altamente fregando di quello che succederà alla generazione successiva, credendo che quando i cambiamenti arriveranno, noi saremo già morti. Ma non è cosí: il 2050 è stato indicato come l'anno in cui, se non cambieremo passo, la terra collasserà. Nel 2050 avrò 70 anni e conto di essere ancora qui a rompere i coglioni a chi pensa solo al proprio tornaconto personale fottendosene del prossimo.