en-Essere orgogliosi, essere presenti, resistere.
Forse ne avrete sentito parlare, della vergognosa vicenda del barista che, offeso da una recensione negativa ricevuta dal suo locale nel centro di Monza, ha aggredito ed insultato una coppia omosessuale tramite messaggi privati su facebook. "Non ho nessun obbligo formale di augurare "buongiorno" e che lei non tolleri i mancati "grazie" e "prego" non frega niente a nessuno. Io non tollero invece i froci e qualsiasi devianza analoga. Non appena ne avverto la malaugurata percezione nei dintorni mi auguro che si levino al più presto di torno." Non voglio commentare quello che è successo perché già ampiamente trattato da altri blog e siti, anche se vorrei dire a questo signore che, se non tollera le persone diverse da sé stesso, può sempre pensare di cambiare mestiere e darsi all'agricoltura in un eremo sperduto della pianura padana.
La notizia mi ha colpito non solo perché mi riguarda doppiamente in quanto omosessuale e operatore turistico, ma soprattutto perché è l'ultima di una lunga serie di eventi simili che riguardano l'aria sempre piú omofoba e reazionaria che si respira in Italia. Fatti che di per sé non sembrano gravi, che possono essere semplici insulti, comportamenti scorretti... poche volte si arriva a veri e propri atti di violenza. Che comunque esistono: basti pensare ai fatti di Torino del 4 gennaio scorso, in cui un uomo di 53 anni è stato aggredito da dei ragazzi suoi condomini, nell'indifferenza generale, al grido di "Brutto ricchione... ti ammazziamo". Contattato da Gay news, l'uomo ha dichiarato: "Sono sotto shock, barricato in casa. Gli attacchi di panico mi stanno attanagliando. Come se non bastasse, ieri una decina di persone, per lo più madri e familiari dei miei aggressori, hanno iniziato a urlare nel cortile dello stabile: 'Ricchione, scendi. Te la facciamo vedere noi'. Un incubo, che spero possa presto terminare"
Un altro splendido esempio del clima di tensione omofoba che si respira in Italia è la vandalizzazione della sede dell'Arcigay "Marcella Di Folco" di Salerno ", avvenuta venerdì scorso, o lo striscione di Forza Nuova a Parma "Mamma e papà. Il resto è omofollia", in riferimento alla decisione del Consiglio comunale di approvare il riconoscimento delle coppie gay e dei loro figli. E potrei continuare all'infinito, a cominciare dal caso dello scontrino con insulti omofobi fino agli striscioni esposti nello stadio. Il tutto nel silenzio generale di un governo, quello giallo-verde a trazione leghista, che aveva messo già in chiaro quale sarebbe stato l'andazzo con le dichiarazioni del ministro della famiglia Fontana al suo insediamento: "le famiglie arcobaleno non esistono".
La situazione in Italia si sta facendo pericolosa. Siamo orfani di una sinistra che non sa raggiungere il popolo, che non sa farsi amare ne sa proporre alternative valide a questa ondata xenofoba, omofoba e razzista che sta travolgendo le già traballanti leggi a tutela delle minoranze. Siamo stati traditi da molti fratelli omosessuali, che hanno votato a destra cedendo alle lusinghe di una promessa di piú sicurezza senza comprendere che per noi non puó esserci nessuna sicurezza a destra. Siamo abbandonati da istituzioni sempre piú in balia di persone che stanno facendo dell'odio e della divisione la loro base di potere. Non ci resta che alzarci sulle barricate e difenderci.
La prima arma che dobbiamo impugnare è quella della consapevolezza. Dobbiamo accettare noi stessi, comprendere che non c'è altra soluzione alle nostre paure che quella di lottare, uscire allo scoperto e resistere. Altrimenti rischiamo di dover rivivere tristi stagioni in cui essere diversi equivaleva a morire in un campo di sterminio o per mano dei facinorosi cultori della famiglia tradizionale e della tradizione. Come sta succedendo in Russia, Turchia, Cecenia. E come rischia di accadere in Europa se non stiamo attenti.
La seconda cosa che possiamo fare è uscire allo scoperto. Fare coming out con le persone che ci stanno intorno, con le nostre famiglie, con gli amici, con i colleghi di lavoro. So che molti storceranno il naso: lo facevo anche io un tempo. Ma mai quanto oggi è importante non tornare indietro a nascondersi negli angoli bui della vita ma uscire alla luce del sole e farsi vedere. Per noi e per gli altri. Le battaglie del passato le hanno combattute uomini e donne che non hanno avuto paura di mostrarsi perché i pestaggi, gli insulti, la solitudine erano ben cosa rispetto alla battaglia che stavano conducendo ed alla libertá che speravano di ottenere in cambio.
La terza cosa che possiamo fare è gridare chi siamo. Urliamo al mondo che esistiamo, reclamiamo il nostro diritto di esistere, come esseri che fanno parte dell'umanità e non ne sono al di fuori, ai margini, esclusi. Noi siamo una minoranza ma non per questo valiamo di meno. In passato ho avuto un atteggiamento molto critico rispetto al Pride, che considero insufficiente a rappresentare il mondo omosessuale. Non ho cambiato idea in merito e credo che esso dovrebbe essere inserito in un nuovo contesto comunicativo dell'immagine omosessuale. Ma a tutt'oggi il Pride, proprio per la sua natura ribelle e anticonvenzionale, è il momento piú importante di lotta e esibizione di noi stessi e delle nostre identità. Quindi si al Pride, specie in sostegno di altre popolazioni dove, da anni non è piú possibile svolgerlo. Il governo teocratico di Erdogan in Turchia e quello autoritario di Putin in Russia impediscono la celebrazione del Pride con pestaggi, arresti, anche omicidi. Non permettiamo che l'attuale governo italiano, di evidente impostazione filo - putiniano e che strizza l'occhio a Istanbul nonostante le differenze di religiose, ci impedisca di essere noi stessi e ci riduca al silenzio. Difendiamo il Pride partecipandovi con ancora piú intensità. Possono fermare qualcuno di noi, ma non possono fermarci tutti. 50 anni dopo Stonewall non possiamo indietreggiare.
L´Italia è oggi ad un bivio. Può cedere alle lusinghe di un uomo che promette pace e giustizia e sodalizza con mafiosi, violenti e facinorosi (lasciando indietro tutte le minoranze), che sta facendo dell'odio, delle divisioni, delle polemiche e della ignoranza la sua base di potere. Possiamo sostenere un governo che impedisce l'integrazione, che taglia i fondi a scuola, sviluppo e ricerca, (perché un popolo ignorante é piú facilmente malleabile) e che non prende le distanze dai cittadini che esprimono i loro sentimenti omofobi e xenofobi (ma che anzi li incoraggia). Oppure possiamo decidere di reagire, di scrollarci di dosso questa cappa di odio che la ricopre, lottare per avere riconoscimento, rispetto, diritto di esistere. La scelta è nostra, è il momento di scegliere da che parte stare.