en-40. Shitstorm e visibilità 

31/01/2022

Il detto «Nel bene o nel male, purché se ne parli» (e simili) parafrasa un brano de Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (1890): «There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about».

Ormai non dovrebbero piú stupire le uscite pubbliche di erti personaggi in tv, social e giornali, con frasi ad effetto che solleticano gli istinti piú bassi e le reazioni piú accanite della popolazione. Un modo di comunicare spregevole e ignobile che invece di innalzare l'essere umano lo abbassa alla stregua di una "balbettante bambocciona banda di babbuini" (cit.) I social Network, in primis Facebook, su questo stile di comunicazione ci hanno costruito un impero, spingendo proprio sugli istinti piú bassi del popolo e sulle continue istigazioni di una parte della politica facile allo scandalo e alla disinformazione. Attraverso gli algoritmi. Che cos'è un algoritmo? Oggi sono ovunque intorno a noi, muovono e governano le nostre informazioni, ne sentiamo spesso parlare, ma sappiamo davvero come funzionano?

Per brevità, possiamo dire che un algoritmo è una procedura di calcolo che serve a risolvere un problema più o meno complesso: dall'ordinare una lista di nomi a guidare le delicate operazioni di una missione spaziale. Per intenderci, ogni sistema che noi utilizziamo è mosso da un algoritmo e il modo in cui questo viene scritto determina il funzionamento delle app che stanno nei nostri dispositivi. Come riporta, anche se in modo molto conciso, questo articolo di Focus Junior, gli algoritmi sono strettamente legati al tema del machine learning, cioè l'apprendimento automatico delle macchine: anziché ripetere i set di istruzioni fornite "senza imparare nulla", i sistemi che si basano sul machine learning li riscrivono e li migliorano mentre li eseguono, mentre lavorano. Sono loro a determinare per esempio, il percorso migliore per arrivare da casa a lavoro, che ci propongono i ristoranti o gli alberghi piú appetibili per i nostri gusti, che ci guidano nelle ricerche nelle app di incontri. Sempre loro, in ambito social, ci mostrano i post degli amici piú in sintonia con ciò che leggiamo e ci propongono le pubblicità piú in linea con le nostre ricerche, gusti, parole chiave.

Gli algoritmi sono quindi molto utili per semplificarci la vita, ma sono anche estremamente... stupidi. Come tutte la intelligenze artificiali infatti, non hanno ancora la capacità di distinguere tra scenari diversi: tipicamente per esempio, l´algoritmo di YouTube (introdotto dopo l´Adpocalypse, lo scandalo che ha allontanato gli inserzionisti dalla piattaforma), non è capace di riconoscere se chi sta parlando per esempio di droga lo fa come divulgatore o come istigatore al consumo. Con la conseguenza di bloccare la diffusione di un video che parli di prevenzione, di leggi o di reati cercando di fare divulgazione. Inoltre, non importa se i commenti sono positivi, se i contenuti ricevono piú mi piace o non mi piace: tutte le reazioni faranno si che quel contenuto salga nella classifica e arrivi piú in alto in "tendenza", facendogli acquistare visibilità. In modo analogo l'algoritmo di Facebook ci suggerisce quale contenuto possa interessarci, basandosi sulle reaction ricevute e non da come noi abbiamo giudicato elementi simili. E cosí il "bene o male purché se ne parli" diventa il motore principale dei social

È su questo sistema che i social manager lavorano, creando quelle che in termine tecnico si chiamano Shitstorm (letteralmente shit, cioè merda, e storm, tempesta), termine che deriva dall'inglese, ma viene anche usato in italiano per descrivere una situazione in cui qualcuno subisce una tempesta di insulti su Internet. Come riportato in questo interessante articolo, il fatto che quando si verificano episodi di Shitstorm gli utenti non esitino a lasciare commenti aggressivi, volgari o di disprezzo, viene ricondotto alla disinibizione della comunicazione online. Spesso in rete si ritiene di poter esprimere un parere senza incorrere in alcun rischio: la ragione alla base è la presunta anonimità sul web. Ma a parte il fatto che, come ha dimostrato la lotta di Laura Boldrini contro le campagne d'odio scatenate sul web nei suoi confronti, non è poi cosí vero che non si rischi una denuncia penale, è la meccanica dello Shitstorm ad essere interessante e pericolosa allo stesso tempo. Perché questa strategia può essere usata da chi è in cerca di visibilità, come sempre piú spesso vediamo succedere, specie in questo momento di isolamento sociale. Vi porto due esempi a cui ho assistito in questo ultimo periodo.

Faccio parte di diversi gruppi di lettura e consigli, dove condividiamo le nostre esperienze e ci confrontiamo. Molti autori lamentano negli ultimi tempi la comparsa su Amazon di recensioni farlocche, spesso fatte in mala fede, tutte concentrate ora su un autore ora sull'altro, solitamente su chi in quel momento sta scalando le classifiche. Nulla di nuovo, il sistema delle recensioni di Amazon è ormai una giungla percorsa da fiere assetate di sangue che diffondono veleno sui profili di (quasi) tutti gli autori. Ma per assurdo, mentre vorrebbero solo denigrare il lavoro degli altri, non fanno altro che aumentarne la visibilità presso l'algoritmo, spingendo nelle classifiche le loro vittime. 1 a 0 per l'autore.

Barbascura X è uno degli Youtuber che seguo di piú in questo periodo. Ricercatore chimico, divulgatore scientifico, scrittore, performer teatrale, musicista, è considerato uno dei divulgatori scientifici più influenti del web. Qualche tempo fa ha realizzato una live su Twitch parlando di un tale misconosciuto e abbastanza truffaldino che su YouTube aveva caricato un video vergognoso di Fake news sul 5G e altre ignobili cialtronate. Il tizio, a cui non deve esser sembrato vero che uno dei piú conosciuti creatori di YouTube Italia si fosse interessato di lui, ha cosí pubblicato un contro video in cui insultava pesantemente Barbascura, scatenando la reazione massiccia dei suoi supporter, che sono andati sul suo profilo ad insultarlo, creando una vera e propria Shitstorm. Il risultato è che, visto come funziona l'algoritmo, il tizio ha raggiunto una visibilità che altrimenti non avrebbe avuto sfruttando la rabbia di una community grande ed estesa. 1 a 0 per il tizio.

È chiaro come i social da questo punto di vista siano una trappola e possono paradossalmente alimentare qualcosa che vorremmo a tutti i costi scoraggiare. Come negli esempi che ho portato, ci sono aspetti positivi e negativi di una Shitstorm, ma bisogna stare attenti perché si rischia di veicolare messaggi che possono essere deleteri per le nostre democrazie oltre che per la civile convivenza. A volte, com'è ovvio, una sana indifferenza permette di evitare la trappola. Purché non sia così ostentata da pesare come e più di un atto di parola. Ma se il polverone è già sollevato e tutti si accaniscono, nel bene o nel male, a parlarne, il silenzio può essere scambiato per qualunquismo o disimpegno irresponsabile. E allora si è obbligati a parlarne. Ma nel farlo sarà opportuno innanzi tutto meta comunicare, e cioè fare una bella premessa che metta a nudo la situazione paradossale in cui ci si trova. E poi trovare le parole, le sfumature e gli impliciti giusti, per evitare che chi ha piazzato la trappola se ne avvantaggi. Mica facile.