6. Destra & Sinistra.

21.03.2020

Per sommi capi, e volendo fare una prima differenziazione, Fascismo e Nazismo sono dittature di destra perché non vi è libertà politica ma vi è libertà economica, mentre il Comunismo è una dittatura di sinistra perché non vi è né libertà politica né economica.

Le denominazioni "destra" e "sinistra" delle due parti opposte nell'arena politica nascono in Francia poco prima della Rivoluzione francese. Nel maggio 1789 furono convocati gli Stati generali dal Re di Francia, un'assemblea che doveva rappresentare i tre ordini allora istituiti: il clero, la nobiltà e il terzo Stato. Quest'ultimo si ordinò all'interno dell'emiciclo con gli esponenti conservatori capeggiati da Pierre Victor de Malouet che presero i posti alla destra del Presidente, i radicali di Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau quelli alla sinistra. Questa divisione si ripresentò anche in seguito, quando si formò l'Assemblea nazionale. A destra prevaleva una corrente volta a mantenere i poteri monarchici, a sinistra stava la componente più rivoluzionaria. (Cit. da Wikipedia.)

L'estrema destra, quindi, rappresenta posizioni ultraconservatrici, ottuse e retrograde, ben disposte (al pari dell'estrema sinistra) alla violenza politica, adottate da personaggi ai margini, per lo più pericolosi e ignoranti. Che è in effetti un ritratto che ben si adatta ai moderni cosiddetti "partiti neofascisti" (che però con il fascismo originale hanno in comune praticamente nulla). Se per esperimento si andasse dai loro militanti a chiedere informazioni basilari su cosa sia il fascismo, nel 90% dei casi si otterrebbe come risposta il silenzio o delle banalità neanche vere.

A onore di cronaca, il fascismo degli arbori in sé non si considerava né di destra né di sinistra, ma ambiva a creare un unico corpo sociale che superasse tale divisione fittizia in nome del superiore bene collettivo. Una sorta di terza via, critica nei confronti del capitalismo e che proponeva una soluzione differente da quella offerta dai socialisti e poi dai comunisti. Preso il potere però, Mussolini capì che se voleva portare a compimento le proprie politiche doveva andare d'accordo con i "ricchi": industriali, banchieri, ecc., quindi le tendenze più socialiste vennero anestetizzate. In campo politico, il fascismo tendeva molto alla destra: durante gli anni 20 furono gli ambienti di destra a mostrare maggior supporto per Mussolini, gli stessi partiti di destra sarebbero stati assimilati dal PNF (Partito Nazionale Fascista) e le politiche economiche fasciste favorirono molto i proprietari industriali ed altri ceti altolocati (che erano tipicamente di destra). Il fascismo era anticapitalista solo a parole, di fatto favorì molto le grandi industrie a condizione che lo stato fosse il loro primo cliente. Per contro il socialismo era visto come un nemico da rimuovere con la violenza.

Ciò premesso, la "dottrina del Fascismo" ufficiale prevede due punti fondamentali:

  • il primato dello Stato sull'individuo, secondo un principio (che Gentile derivò da Hegel) nettamente antiliberale, ma anche antimarxista (Marx mirava, almeno come obiettivo ultimo, ad una democrazia partecipativa di base, sostanzialmente anarchica). Si tratta di un'idea di Stato autoritario (e paterno) che non si può non definire di destra, dato anche che si basava (oltre e più che sulla filosofia di Gentile) sulle dottrine di A. Rocco, nazionalista, anti-egualitario (e quindi antisocialista), gerarchico, elitista.
  • Il corporativismo. In teoria il corporativismo doveva rappresentare una forma di superamento della lotta di classe, vicina (ma in una prospettiva nettamente più autoritaria) più alla dottrina sociale cattolica, che al socialismo. Di fatti il corporativismo era dichiaratamente filocapitalista. "Lo Stato corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della Nazione." (art. VII della Carta del Lavoro, del 21 -IV-1927).

Il fascismo, come il nazismo e tutte le differenti forme di "ismi" che vengono erroneamente definiti comunismo, sono nazionalsocialismi. Ovvero socialismi nazionalisti. Un nazionalsocialismo non è necessariamente di destra o sinistra, perché è in realtà una "dittatura e basta" che la classe dominante adotta nei momenti storici di forte tensione sociale e di ridiscussione dei rapporti tra le potenze. La dittatura, va ricordato, è una forma autoritaria di governo che, nella sua accezione moderna, accentra il potere in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato. In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione personali, i diritti civili e di stampa. La dittatura è considerata l'opposto della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche attraverso mezzi democratici (valga l'esempio di Adolf Hitler, il cui partito raggiunse la maggioranza relativa dei voti nelle elezioni di luglio e del novembre 1932). La scalata al potere di una dittatura è spesso favorita da situazioni di grave crisi economica (ad esempio in seguito a una guerra), da difficoltà sociali (lotte di classi), dall'instabilità del regime esistente o dalla continuità con un preesistente regime dittatoriale.