Fake news: come difendersi

18.08.2018

Il termine Fake news è entrato nel vocabolario comune negli ultimi anni, specialmente a partire dalla ultima campagna Presidenziale americana ed indica notizie create ad arte per indignare e sconcertare chi le legge. Da noi le chiamiamo bufale: nel 2016 il dizionario Oxford ha coniato un nuovo termine, post-truth, una post verità che inganna fino a che non si dimostra una falsità. Come difendersi?

Non è facile visto che, secondo uno studio di Buzzfeed, le notizie ingannevoli sono piú commentate e condivise di quelle reali. Questo grazie ad alcune strategie, ormai ampliamente sperimentate. La principale è quella di creare titoli ad effetto. Siamo tutti di fretta, sommersi dalle notizie e non possiamo permetterci il lusso del tempo di leggerle tutte. Quindi ci fermiamo alle prime battute, spesso solo al titolo. Il 70% degli utenti Facebook legge solo il titolo delle notizie prima di commentare. Lo ha dimostrato un esperimento che il giornale satirico The Scienze post ha tenuto pubblicando il 5 marzo 2018 un articolo con un titolo accattivante ma composto da interi paragrafi di "Loren ipsum". Sembrerebbe che migliaia di persone non se ne siano accorte. D'altronde questa tendenza era già emersa nel 2016 da uno studio congiunto della Columbia University con Microsoft Reserch, all'Istituto francese di ricerca informatica e automatizzazione ed altri collaboratori di Sophia - Antipolis, che ha evidenziato come 6 link su 10 fra quelli rilanciati su Twitter siano destinati a non essere mai cliccati, spesso neanche da chi li condivide. In poche parole, chi condivide le notizie spesso neanche le ha lette, e le condivide solo perché catturato dal titolo ad effetto. In pratica, nell'era di Twitter, i titoli stanno diventando articoli.

Il fenomeno delle Fake news non è figlio dell'era digitale. Dal passato ci arrivano tanti miti e legende, originariamente nate come notizie false o fuorvianti: l´altezza di Napoleone che in realtà era nella media del suo tempo, la Donazione di Costantino con cui la Chiesa legittimava il suo dominio su Roma, la leggenda del "Prete Gianni" che aveva creato un regno cristiano in Asia etc.... Notizie inventate che sono poi diventate leggende o entrate a far parte del folclore e che comunque restavano relegate ad un preciso luogo di appartenenza e raramente travalicavano confini regionali o nazionali. Ma oggi è diverso: con la globalizzazione e la diffusione dei mezzi di comunicazione, in un attimo una qualsiasi informazione immessa nel sistema raggiunge potenzialmente milioni di utenti.

Ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che dietro le Fake news ci sia il profitto facile generato dal traffico pubblicitario sui siti bufalari, che guadagnano sui click e sulle condivisioni dei loro link. E forse questo è stato alla base della nascita del fenomeno. Ma sempre piú spesso nasce il sospetto che oltre il click bate si nasconda qualcosa di piú pericoloso, organizzazioni con intenzioni ancora piú losche. Seguendo il caso delle sospette infiltrazioni Russe nelle elezioni americane, è plausibile ipotizzare uno scenario in cui organizzazioni (o stati) terzi abbiano tutto l'interesse a diffondere notizie destabilizzanti per l'economia o l'assetto politico di un Paese; notizie che facendo leva sulla sfiducia e la paura delle persone, sposterebbero la bilancia degli equilibri da una parte o dall'altra. I social network come Facebook sono una manna dal cielo per questi signori: la maggior parte delle persone, spinte da mania di protagonismo, rabbia sociale o voglia di dire la propria, condivide in massa tutto ciò che trova, ed in un attimo un articolo diventa virale e puó essere visto (ma non letto) da migliaia di persone.

Fake news vuol dire disinformazione: antivaccinisti, terrapiattisti, complottisti di vario genere fanno leva sulle paure, sulla ignoranza e sulla faciloneria delle persone, che spesso hanno un livello culturale medio basso o sono proprio analfabeti funzionali e non riescono a distinguere le notizie vere da quelle false, ritrovandosi però in mano un mezzo potente come quello di internet. Inoltre, il problema della post verità è che ognuno adesso può contestare una notizia dichiarando che sia falsa, gridare al complotto, citare news e Fake news in un pericoloso mulinello in cui la verità si perde. Il modo migliore per combattere le bufale e quindi quello di educare le persone all'utilizzo consapevole dei social. Su internet si trovano vari consigli: ho stilato per voi una breve lista in 10 punti.

  1. Regola base: aspettate a condividere. I fabbricanti di bufale puntano su due fattori: la voglia di partecipazione e l'effetto indignazione. Questi due fattori fanno si che le persone condividano la notizia non appena leggono il titolo. Il consiglio è di aspettare e non precipitarsi a dare seguito ad una notizia potenzialmente falsa;
  2. Evitare estensioni o nomi strani. Controllare sempre il nome del sito da cui la ipotetica notizia viene condivisa. Siti che finiscono per esempio con com.co sono quantomeno sospetti, mentre spesso i domini richiamano a importanti testate nazionali sia mainstream che on line. Per esempio "Il corriere della Notte" o "Il Matto quotidiano". Bufale.net offre un back list aggiornata di siti bufalari;
  3. Chi scrive? Fare una piccola verifica on line non costa nulla. Chi ha firmato il pezzo? Con chi collabora? Ci sono altre sue tracce on line che ne garantiscano la reale esistenza? Non fidatevi della prima impressione: anche in questo caso, chi scrive puó usare pseudonimi che richiamino grandi giornalisti o nomi della letteratura nazionale ed internazionale. Inoltre, se trovate uno pseudonimo molto probabilmente la notizia è falsa;
  4. Attenzione ai blog. Spesso siti autorevoli permettono ai blogger di pubblicare dei contenuti, ma questi non passano il controllo editoriale, quindi siate cauti.
  5. Controlla la data e il luogo. A volte si spacciano per nuove notizie lontane nel tempo o addirittura accadute in altre nazioni, dove vigono regole diverse di comportamento o convivenza sociale. Prima di indignarsi e correre a condividere quindi, controllare bene;
  6. Immagini dubbie. Come per la data ed il luogo, anche queste possono essere state prese in tempi diversi, decontestualizzate ed appiccicate ad un titolo acchiappa click.
  7. Leggere tutto l'articolo. Lo so che è difficile e che non abbiamo tempo per farlo. Ma credetemi, prima di condividere qualcosa è meglio leggere per bene cosa si sta diffondendo;
  8. Diversificare e verificare le fonti. Per capire se una notizia è vera o no, basta verificare se questa viene riportata anche da altre testate giornalistiche o verificare le fonti nel modo piú attendibile possibile. Il recente caso successo a Vicenza sulla presunta rivolta degli immigrati che chiedevano Sky battuta dal giornale di Vicenza e smentito dalla questura, è stato scoperto da chi si è preso la briga di chiamare la polizia per chiedere delucidazioni. Un esempio perfetto di ciò che intendo dire: verificare le fonti sempre;
  9. Mantenete una mentalità aperta. Non fidatevi subito delle apparenze, che spesso possono ingannare. Fino a che una notizia non è provata non è ancora un fatto.
  10. Siate consapevoli del potere che avete. Avete il potere di decidere cosa diffondere, a chi dare credito. Informarsi è un diritto ma anche un dovere. Milioni di persone sono morte e muoiono ancora per questo. Non permettiamo a chi vuole instillarci paura, odio, terrore, di prendersi tutto.

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