1938: chi insegnò agli italiani ad essere razzisti?

08.09.2018

5 settembre 1938: una data da non dimenticare. In quella data venivano promulgate dal governo Fascista (avallate dal re Vittorio Emanuele III), le Leggi Razziali, leggi vergognose che macchiarono il Regime e la Monarchia di infamia davanti alle altre Nazioni ed alla storia.  

È una data da non dimenticare e nel 80 anniversario si è fatto un gran parlare di questo tema, specie alla luce dei nuovi reflussi neofascisti e IL clima dI caccia allo straniero, aizzato da parte del mondo politico (grazie anche alla complicità della UE e dei passati governi italiani, inacapaci di gestire il fenomeno della immigrazione africana in Europa).

Una cosa di cui si è poco o nulla sentito parlare è un avvenimento di quello stesso anno, precedente la promulgazioni delle leggi dell'infamia, passato in silenzio per tantissimi anni ma su cui c'è il dovere ed il diritto di fare chiarezza: il 14 luglio su "Il Giornale d´Italia" apparve un documento firmato da 10 "scienziati", conosciuto come "Il manifesto degli scienziati razzisti" o "Manifesto della razza". Tale documento divenne la base ideologica e pseudo - scientifico della politica razzista italiana e fascista.

La prima volta che ho sentito parlare approfonditamente di questo argomento è stato nel 2005 quando, lavorando in un locale del centro di Roma, ho avuto la fortuna e l'onore di conoscere Franco Cuomo, giornalista e scrittore napoletano trapiantato nella Capitale. Lui mi fece omaggio del suo libro appena pubblicato: "I Dieci". In questo Libro - inchiesta, aveva raccontato non solo le vicende relative al Manifesto della razza, ma soprattutto quelle legate ai 10 "scienziati" (da cui il nome del testo) che lo sottoscrissero.

Il racconto di questa brutta pagina della nostra storia, inizia la mattina del 15 luglio 1938, quando gli italiani appresero di essere ariani, di appartenere ad una razza superiore e che non doveva lasciarsi imbastardire dalle contaminazioni, dai matrimoni misti, dai rapporti troppo stretti con le altre razze, in particolare con gli Ebrei e i popoli sottomessi delle colonie africane.

Fino ad allora l'Italia, pur avendo stipulato il "Patto d´acciaio" con la Germania, non aveva ancora preso alcuna posizione chiara in merito alla questione razziale, anche se sin dai tempi della Guerra di Etiopia si era cominciato a far acclimatare gli italiani all´idea di superiorità, limitata ancora agli abitanti delle colonie africane. Anche per questo forse le reazioni non furono di particolare turbamento (ma neanche entusiastiche d'altronde). Prevalse l'indifferenza e, nonostante qualche blanda manifestazione di compassione o dissenso, tutti finirono per accettare l'inaccettabile: frequentare ristoranti per solo ariani, fare compere solo nei negozi preclusi agli ebrei, mandare i propri figli nelle scuole da cui gli Israeliti erano stati scacciati.

Il dott. Cuomo, nella sua inchiesta dettagliata, scopre segreti nascosti per anni, gli interessi che stavano dietro queste firme, il perché questi "scienziati" si sono prestati a questa infame e vigliacca sottoscrizione. Con il rigore della inchiesta giornalistica, resa piacevole alla lettura dallo stile rigoroso ma scorrevole, si ripercorrono in questo libro le vicende personali dei Dieci firmatari di quel documento. Vale la pena ricordarne i nomi, perché non siano mai dimenticati: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco e Edoardo Zavattari.

Negli anni successivi alla promulgazione delle Leggi Razziali, i non ariani vennero progressivamente allontanati dalla vita pubblica e privati dai diritti civili. Alunni e Professori allontanati dalle scuole, chiusi negozi ed attività, cacciati dalle amministrazioni pubbliche, dalle fabbriche... da ovunque. Va detto che in quegli anni la comunità ebraica italiana era integrata perfettamente nel tessuto sociale del paese e spesso gli ebrei erano prima italiani che giudaici vantando con orgoglio gli sforzi fatti durante la grande guerra a sostegno della nazione. Molti ebrei militavano nel partito fascista e alcuni avevano addirittura partecipato alla Marcia su Roma, quindi è comprensibile come la presa di posizione del regime sia stata una doccia fredda per la comunità ebraica italiana. 

Il Dott. Cuomo nel suo libro - inchiesta, svela dei retroscena sui personaggi che sottoscrissero quell'infame documento, rendendosi colpevoli delle deportazioni senza ritorno nei lager nazisti di ottomila cittadini italiani, tra cui settecento bambini.

Qualcosa di ancora piú inquietante emerge però da questo libro e cioè il fatto che nessuno chiese conto a queste persone per ciò che avevano contribuito a creare. Che loro fossero colpevoli è fuor di dubbio: non occorrono prove, le loro firme sono inequivocabili, i loro scopi chiarissimi. Ma nessuno pagò il prezzo di quella collaborazione ad un documento cosí ingiusto. Nessuno chiese mai conto loro di nulla. Nessuno, al contrario di diversi gerarchi nazisti, dovette cambiare nome o fuggire all'estero. Nessuno dovette lasciare il posto di lavoro o le cattedre universitarie che avevano in qualche caso scippato agli Ebrei esiliati (come per esempio Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Emilio Segrè...). Addirittura, mantennero gli onori di quelle cattedre, ricompensati per i loro meriti dalla toponomastica urbana e scolastica.

Il perché è spiegato tra le pieghe del libro del Dott. Cuomo, che dimostra con argomentazioni, prove e documenti le carriere interne al partito ed all'ufficio della Razza, degli incontri di alcuni firmatari con Himmler ed Hess od altri carnefici del Reich o le visite ai campi di sterminio. Questi personaggi sapevano ciò che stavano facendo e avevano abbastanza interessi per farlo.

Ma l´inchiesta de "I Dieci" arriva oltre; attraverso gli organigrammi del tribunale della razza e degli enti per la liquidazione dei beni tolti agli ebrei, che pubblica per la prima volta, arriva a identificarne i vertici, scoprendo che a gestirli erano state personalità che poi si erano riciclate con tutti gli onori nella neonata Repubblica.

"Personalità", di cui svela i nomi, nomi che spesso sono sorprendenti, e di cui denuncia con coraggio le responsabilità rintracciando i loro stessi scritti, ricostruendone le carriere e le zelanti manifestazioni di adesione ai piani del regime. E non è tutto: il libro si sofferma anche a spiegare i patetici sforzi di tanti intellettuali che sui giornali dell'epoca cercarono di dimostrare la presunta originalità del razzismo italiano, tanto decantata da Mussolini, che ne sosteneva la primogenitura rispetto a quello tedesco, analizzando il modo in cui si fusero in un unico disegno di morte le fumisterie scientifiche o filosofiche dei razzisti "biologici" e dei "nazional razzisti", degli "esoterici" e degli "spiritualisti". La semina di morte dei dieci scienziati e di tutti coloro che si erano accodati al loro carro, diede velocemente i suoi frutti. Fu un crescendo. C'erano trentotto campi di concentramento in funzione nell'Italia controllata dai fascisti repubblichini e dai tedeschi alla fine del '43. Erano luoghi d'attesa - campi "provinciali", nei quali radunare i prigionieri da deportare in Germania, dove impianti "appositamente attrezzati" sarebbero stati pronti ad accoglierli. Della sorte cui andavano incontro i prigionieri erano tutti al corrente.

La favola bella del razzismo italiano così umano, così diverso da quello tedesco, così alieno dal favorire il disegno omicida nazista, era finita da un pezzo. Il primo grande treno della morte partì dalla stazione Tiburtina di Roma il 18 ottobre 1943, due giorni dopo la retata nel ghetto, alla quale avevano preso parte una trentina di funzionari e agenti della questura italiana. Altri treni stipati di prigionieri partirono in quello scorcio di anno da Milano, Verona, Bologna e Firenze, diretti quasi tutti ad Auschwitz-Birkenau, dove le attrezzature erano al maggiore livello di efficienza, sia per le tecnologie adottate che per il numero e la capienza dei locali detti "docce", dove la morte per gas veniva inflitta. E i "dieci", dov'erano i "dieci" in quelle notti? Dormivano tranquilli nei loro letti.